Puerto Rico

Stato attuale dell’America centrale.

  1. Dalla scoperta alla colonizzazione
  2. La dipendenza dagli Stati Uniti
  3. Puerto Rico nel Terzo Millennio
1. Dalla scoperta alla colonizzazione

Situato nelle Grandi Antille, è uno stato libero associato agli Stati Uniti d’America. Scoperta da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio del 1493, l’isola (da lui chiamata di San Juan Bautista) fu esplorata a partire dal 1508 da Juan Ponce de León, il quale fondò sulla costa nord la città di San Juan de Puerto Rico, che divenne in breve un’importante base logistica per le navi spagnole. Inizialmente la colonizzazione poggiò sullo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie. Esauritesi in breve queste ultime e pressoché annientate le popolazioni indigene dal lavoro coatto e dalla repressione (una ribellione scoppiata nel 1511 venne duramente schiacciata), già a partire dal 1530 i coloni si volsero all’agricoltura, avviando nell’interno la coltivazione di prodotti tropicali (zucchero dapprima, poi tabacco, cacao e caffè) attraverso manodopera servile importata da altre isole e dall’Africa. La posizione strategica dell’isola provocò ripetuti tentativi di conquista da parte di pirati inglesi e olandesi tra la fine del XVI e il XVIII secolo. Questi non ebbero successo, ma alimentarono il traffico di contrabbando che divenne un’importante voce nell’economia locale, nonostante i divieti imposti dalla madrepatria. Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento si ebbe un forte incremento della popolazione, dovuto anche a un’ondata migratoria di coloni francesi (dalla Louisiana e da Haiti) e spagnoli (da Santo Domingo), che contribuirono notevolmente al miglioramento dei prodotti e delle tecniche di coltivazione. Il Puerto Rico restò sostanzialmente estraneo al grande movimento di emancipazione dalla dominazione coloniale che coinvolse il continente latinoamericano nei primi decenni del XIX secolo. La vita politica fu caratterizzata dall’alternarsi di brevi aperture liberali a lunghi periodi di reazione conservatrice, determinati in larga misura dalla vicende della madrepatria.

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2. La dipendenza dagli Stati Uniti

Nel 1897 il Puerto Rico ottenne infine l’autonomia, ma lo scoppio della guerra ispano-americana nel 1898 impedì che essa diventasse effettiva e segnò il passaggio dell’isola caraibica sotto la dominazione statunitense. Nel 1917, con l’Organic Act (Jones Act), il Puerto Rico divenne territorio, “organizzato ma non incorporato”, degli Stati Uniti; ai cittadini portoricani fu concessa la cittadinanza americana ma non l’autogoverno, poiché le cariche più importanti, compresa quella di governatore, restarono appannaggio dell’amministrazione americana che si riservò il diritto di nomina. L’economia subì a sua volta profonde trasformazioni. Nel giro di pochi anni, un massiccio afflusso di capitali nordamericani rivoluzionò l’agricoltura, che passò da una produzione relativamente differenziata alla monocultura della canna da zucchero in grandi piantagioni a manodopera salariata. Ciò consentì un notevole sviluppo dell’occupazione (si calcola che prima della grande crisi del 1929 il 75% della popolazione dipendesse direttamente o indirettamente dallo zucchero) e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, ma espose pericolosamente il paese ai contraccolpi del mercato internazionale. Verso la fine degli anni Trenta prese consistenza un movimento indipendentista che ebbe in Luis Muñoz Marín uno dei suoi animatori. Questi fondò nel 1938 quel Partito popolare democratico (PPD) che promosse la lotta per importanti riforme economiche e sociali (riforma agraria, industrializzazione, salario minimo garantito, regolamentazione dell’orario di lavoro, assistenza e previdenza). Nel 1947 il Congresso degli Stati Uniti approvò un emendamento all’Organic Act per consentire l’elezione popolare del governatore e nel 1952 approvò una costituzione redatta dai portoricani in base alla quale il Puerto Rico divenne un’unità politica autonoma volontariamente associata agli USA. Nel 1967 un referendum popolare si pronunciò a favore del mantenimento di tali condizioni rifiutando sia la piena indipendenza dagli USA sia l’annessione ad essi come 51° stato. Quest’ultimo obiettivo fu ripreso negli anni Settanta dal governatore Carlos Romero Barcelò (1976-84), esponente del Nuovo partito progressista (PNP), favorevole a una piena integrazione con gli USA. Il suo programma non incontrò però il favore delle masse popolari, che nelle elezioni del 1984 e del 1988 riportarono al potere il PPD, tradizionalmente autonomista. Il nuovo governo, presieduto da Rafael Hérnandez Colón, adottò una serie di misure a tutela degli strati più deboli della popolazione e avviò un negoziato con Washington per l’organizzazione di un nuovo referendum sull’assetto istituzionale del paese. Le elezioni del 1992 segnarono l’affermazione del PNP guidato da Pedro Rosselló, che fu riconfermato nella carica di governatore anche nel 1996.

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3. Puerto Rico nel Terzo Millennio

Negli anni successivi lo scoppio di alcuni casi di corruzione fecero perdere consenso al PNP e determinarono nel 2001 il ritorno al potere del PPD. Nello stesso anno la carica di governatore fu per la prima volta assegnata a una donna, Sila Calderón, cui seguì nel 2005 il compagno di partito Aníbal Acevedo Vilá. Nello stesso anno la carica di governatore fu per la prima volta assegnata a una donna, Sila Calderón, cui seguì nel 2005 il compagno di partito Aníbal Acevedo Vilá. Nel 2009 tornò invece alla guida del paese il PNP con Luis Fortuno. La condizione di stato associato agli USA fu confermata nei referendum del 1993 e del 1998. Negli anni Duemila proseguirono tuttavia gli sforzi sia da parte statunitense sia da parte portoricana per definire consensualmente e una volta per tutte lo status dell’isola.
Nel 2012 si svolse un referendum non vincolante e, per la prima volta, la maggioranza degli aventi diritto si espresse in favore della piena statualità.

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