priscillianesimo

Movimento ascetico diffuso in Spagna negli ultimi anni del IV secolo. Laici, spesso di elevata condizione sociale, i priscillianisti si ritenevano eletti e praticavano digiuni e astinenze. Guidavano la setta alcuni vescovi e un laico, Priscilliano, che fu a sua volta nominato dai seguaci vescovo di Àvila. Dopo alterne vicende e scontri tra vescovi ortodossi e priscillianisti (che si disputavano l’appoggio delle autorità romane), gli asceti spagnoli furono giudicati, durante il regno dell’usurpatore Massimo da un tribunale secolare che emanò numerose condanne a morte e all’esilio. La persecuzione e il martirio indussero i priscillianisti a fondare una chiesa separata che ebbe un seguito non indifferente nella Spagna centro-settentrionale. Condannato dal concilio di Toledo (400), il movimento è ancora menzionato in documenti sinodali della seconda metà del VI secolo.