Arafat, Yasser

(Gerusalemme 1929, † Parigi 2004). Uomo politico palestinese. Figlio di un commerciante, studiò ingegneria al Cairo. Nel 1944 aderì alla Lega degli studenti palestinesi, di cui fu presidente tra il 1952 e il 1956. Dopo la guerra arabo-israeliana del 1956, fu tra i fondatori dell’organizzazione della resistenza palestinese al-Fatah, di orientamento laico-progressista. Dal 1965 al-Fatah decise di adottare la lotta armata come strumento per realizzare le rivendicazioni nazionali dei palestinesi. Nel 1969 Arafat assunse la presidenza dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Negli anni successivi ottenne importanti successi diplomatici quali il riconoscimento da parte del vertice arabo di Algeri (1973) dell’OLP come unica rappresentante dei palestinesi, nonché un seggio all’ONU come osservatore. In quegli stessi anni però la causa palestinese subì gravi rovesci, quali il massacro e la cacciata dei palestinesi dalla Giordania (1970) che costrinse l’OLP a trasferire le proprie basi in Libano. Questi sviluppi, uniti all’intransigenza di Israele, diedero spazio alle correnti più estremiste dell’OLP che contestavano la direzione moderata di Arafat e moltiplicavano le azioni terroristiche. Nonostante i contrasti con le fazioni estremistiche, le manovre di alcuni paesi arabi che tentavano di imporre la propria egemonia sui palestinesi e i numerosi attentati dei servizi segreti israeliani contro la leadership dell’OLP, Arafat riuscì a mantenere l’unità dell’organizzazione sotto la propria guida. Nel 1983, dopo la cacciata dei palestinesi anche dal Libano, in seguito all’invasione israeliana, l’OLP attraversò un nuovo momento di grave crisi. Dalla nuova sede di Tunisi, però, Arafat riuscì a superare questa situazione rilanciando con forza l’offensiva diplomatica. Momento culminante di questa fase fu la conferenza di Algeri del 1988 in cui il Consiglio nazionale palestinese proclamò formalmente la nascita di uno stato palestinese e nello stesso tempo riconobbe di fatto la legittimità dello stato di Israele, mentre l’OLP rinunciava definitivamente all’uso del terrorismo. L’iniziativa di Arafat fu rafforzata nel 1987 dall’inizio dell’intifada, la protesta di massa della popolazione palestinese nei territori occupati da Israele. L’intransigenza del governo israeliano di Shamir provocò tuttavia uno stallo di questa iniziativa, spingendo Arafat nel 1991 a schierarsi con il dittatore iracheno Saddam Hussein durante la guerra del Golfo. Questa scelta provocò una nuova fase di isolamento internazionale di Arafat e dell’OLP, che fu però superata alla fine dello stesso anno con l’inizio della conferenza di Madrid sulla questione palestinese e soprattutto con la successiva conferenza di Washington del 1993, che portò a uno storico accordo tra Israele e l’OLP. Nel 1994, insieme Y. Rabin e S. Peres, ha ottenuto il Premio Nobel per la pace. Nel 1996 Arafat fu eletto presidente dell’Autorità Palestinese, ma dovette far fronte a un nuovo inasprimento dei rapporti con Israele in seguito all’elezione di Binyamin Netanyahu a primo ministro israeliano (1996) e ai numerosi attentati compiuti dai musulmani integralisti di Hamas. Si sforzò altresì di consolidare il processo di pace in Medioriente con Ehud Barak, succeduto a Netanyahu nel maggio 1999. Il fallimento delle trattative di pace di Camp David (2000) e la provocatoria visita di Ariel Sharon alla spianata delle Moschee di Gerusalemme fecero precipitare la regione in una spirale di attentati terroristici – la cosiddetta “seconda intifada” – e in una repressione militare sempre più violenta, giunta nel 2002 all’occupazione dei centri dei territori occupati passati all’amministrazione dell’ANP. Lo stesso Arafat, denunciato da Israele come complice se non ispiratore degli attentati, fu assediato nei suoi uffici a Ramallah sino all’ottobre del 2004, quando, in seguito a un aggravamento delle sue condizioni di salute, fu trasportato a Parigi, dove morì poco dopo.