populismo

Movimento o tendenza politica che considera il “popolo” la fonte fondamentale dell’autorità politica e che fa dell’appello alla “volontà del popolo” il proprio principio guida, mobilitando masse scarsamente organizzate per mezzo di uno o più capi (provenienti per lo più dalle classi medie o alte) che instaurano un rapporto di tipo carismatico con i seguaci. Nell’Otto e Novecento il termine è stato applicato a fenomeni, di natura assai differente. Il primo esempio di populismo, che diede il nome ai successivi, fu il movimento dei narodniki (narod : popolo), sorto in Russia dopo il 1870 e sostenitore di una via alternativa al capitalismo fondata su una rivoluzione agraria che, grazie alla mobilitazione delle masse contadine a opera di intellettuali, avrebbe originato una redistribuzione della terra tra i ceti rurali. Negli Stati Uniti il populismo costituì alla fine dell’Ottocento un fenomeno di una certa rilevanza politica, organizzandosi in partito (1891) a difesa della media e piccola proprietà agricola minacciata dalla grande industria e dall’alta finanza. Nel Novecento il populismo si è diffuso soprattutto nel Terzo Mondo, durante i processi di decolonizzazione e di consolidamento dei nuovi stati nazionali. Qui esso ha rappresentato un’eclettica ideologia alternativa o collaterale del socialismo (spesso anche con forti venature nazionalistiche), per lo più incentrata sull’alleanza tra “ceti produttivi” (contadini, operai e parte degli imprenditori), classi medie, militari e tecnocrati in nome dello sviluppo. Tipici esempi di populismo di questo genere sono considerati l’aprismo in Perú, e i regimi di Vargas in Brasile e di Perón in Argentina. Nella civiltà dei mass media, motivi e metodi populisti sono ampiamente diffusi anche negli odierni regimi democratici.