pirati

Avventurieri del mare, dediti ad attività di offesa armata di convogli e territori, per finalità di diversa natura. La distinzione tra pirateria e corsa fu definita ufficialmente nel trattato anglo-francese Intercursus Magnus (1495). Esso riconobbe la legittimità della guerra di corsa, cioè l’attività bellica di navi private, autorizzata dagli stati mediante “lettere di corsa”, mentre dichiarò illegittima la pirateria, aggressione di mercantili esercitata da privati a scopo di rapina. La pirateria funestò sempre i mari fin dalle origini dei commerci marittimi: esistono testimonianze della sua presenza già ai tempi della civiltà egizia e della Grecia omerica. Molti navigatori, in ogni epoca, alternarono regolari attività mercantili con azioni piratesche e spesso i più fortunati conseguirono onori e rispetto sociale. Numerosi popoli marinari, tra i quali etruschi, cartaginesi, saraceni, vichinghi e musulmani barbareschi, si specializzarono nella pirateria, la cui repressione risultò sempre molto difficile per gli stati colpiti (lega delio-attica, Roma, repubbliche marinare, Spagna di Carlo V). La scoperta del Nuovo Mondo e l’atlantizzazione dei commerci aprirono nuove rotte per l’attività dei pirati, talvolta sostenuti dai sovrani e, quindi, difficilmente distinguibili dai corsari. È il caso del celebre Francis Drake, appoggiato dalla regina Elisabetta I di Inghilterra, la quale partecipò agli utili delle sue imprese e lo premiò con un titolo nobiliare. L’oro degli spagnoli suscitò gli appetiti, in particolare, dei bucanieri (dal francese boucanier, cacciatore di buoi selvatici nelle Antille) e filibustieri (dall’olandese vrijbuiter, farabutto) tra cui H. Morgan e Pietro l’Olonese, pirati inglesi, olandesi e francesi che agirono nelle Antille con l’incoraggiamento dei rispettivi governi. La guerra corsara ebbe successo nei secoli in cui gli stati (con l’eccezione della repubblica di Venezia) non erano dotati di un’efficiente marina militare e delegarono i corsari a svolgere le attività belliche nei mari. Il rafforzamento delle marine militari e il divieto della corsa stabilito con la pace di Utrecht (1713) avviarono il declino del fenomeno. Esso scomparve, però, solo dopo che il congresso di Parigi del 1856 ebbe proclamato il principio della libertà dei mari e gli stati si impegnarono a farlo rispettare.