Pio IX

Al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti (Senigallia 1792, † Roma 1878). Papa dal 1846 al 1878. Ordinato sacerdote nel 1819, fu uditore di nunziatura in Cile dal 1823 al 1825. Tornato in Italia, fu arcivescovo di Spoleto (1831), vescovo di Imola (1832) e cardinale dal 1840. In fama di sacerdote liberale, fu eletto come successore di Gregorio XVI data la grave crisi in cui si trovava lo stato pontificio per la politica rigidamente restauratrice degli ultimi papi. In realtà, pur essendo più aperto dei suoi predecessori e consapevole della necessità di misure moderatamente innovatrici, rimase sempre molto lontano dal liberalismo, essendo convinto assertore della sacralità del potere papale e di quello regio e della necessità per la chiesa di mantenere il potere temporale. Appena eletto, tuttavia, concesse l’amnistia per i condannati politici, rafforzando in questo modo la sua immagine di papa liberale e suscitando al tempo stesso l’entusiasmo popolare e, più in generale, di coloro che vagheggiavano in quegli anni l’ideale neoguelfo teorizzato da Vincenzo Gioberti. Spinto dalle pressioni delle correnti progressiste e patriottiche, varò nel 1847 alcune prudenti riforme (limitata libertà di stampa, apertura del consiglio dei ministri ai laici, formazione di una consulta di stato e della guardia civica), suscitando la reazione dell’Austria che nel 1847 occupò Ferrara. Nel marzo del 1848, sull’onda di quanto avveniva negli altri stati italiani, concesse la costituzione e permise che un corpo di volontari si unisse alle truppe piemontesi nella prima guerra di indipendenza. Nell’aprile dello stesso anno, tuttavia, preoccupato della piega radicale assunta dagli eventi e volendo evitare un’aperta rottura con l’Austria, potenza cattolica, si ritirò dalla guerra. Dopo l’uccisione, durante un tumulto, del suo primo ministro, il moderato Pellegrino Rossi, fuggì da Roma, dove fu proclamata la repubblica. Rifugiatosi a Gaeta, invocò l’aiuto delle potenze cattoliche, le cui truppe sconfissero i volontari della repubblica romana guidati da Garibaldi. Rientrato a Roma nel 1850, abrogò la costituzione. Ormai definitivamente ostile alle correnti liberali e democratiche risorgimentali, scomunicò le autorità del regno di Sardegna per le leggi limitative dei privilegi ecclesiastici emanate nel 1850 e 1855. Nel 1854 proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, accentuando la distanza della chiesa cattolica dalla cultura laica e dal mondo protestante. Comminò poi una seconda scomunica ai Savoia nel 1860, dopo l’annessione al Piemonte delle legazioni pontificie di Emilia e Romagna. Nel 1861, dopo la proclamazione del regno d’Italia comprendente anche l’Umbria e le Marche già pontificie, scomunicò il governo italiano. Conservando ormai solo Roma e il Lazio, grazie alla protezione delle truppe francesi, continuò negli anni successivi a contrapporsi frontalmente al nuovo stato italiano e, più in generale, alle nuove idee e alle nuove realtà politico-sociali del tempo. Nel 1864 con l’enciclica Quanta cura e con il Sillabo, denunciò tutte le teorie immanentiste, razionaliste e naturaliste; condannò socialismo e comunismo come “pestilenze” totalmente contrarie ai princìpi cristiani per il loro materialismo e classismo; elencò come “errori” del liberalismo princìpi quali l’illegittimità del potere temporale della chiesa, la separazione tra chiesa e stato, la libertà di culto o di opinione. Definì infine “errore” ritenere che il papa potesse venire a un compromesso “col progresso, col liberalismo, e colla moderna civiltà”. Nel 1868 rifiutò la grazia agli ultimi due condannati a morte nella storia dello Stato della Chiesa, i mazziniani Monti e Tognetti. Nel 1869 convocò il concilio Vaticano I che si concluse l’anno successivo con la proclamazione del dogma dell’infallibilità del papa nelle definizioni ex cathedra di dottrine relative alla fede e alla morale. Pochi giorni dopo, venuta meno la protezione della Francia sconfitta nella guerra contro la Prussia, non poté opporsi all’occupazione dello stato pontificio da parte delle truppe italiane e alla proclamazione, nel 1871, di Roma capitale del regno d’Italia. Respinse quindi la legge delle “guarentigie”, con cui lo stato italiano definiva i rapporti con la chiesa sulla base della separazione e della piena libertà dei due poteri nei rispettivi ambiti, e rifiutò ogni rapporto con le autorità italiane chiudendosi nei palazzi vaticani. Nel 1874, con la bolla Non expedit, vietò ai cattolici italiani ogni partecipazione alla vita politica nazionale. Negli ultimi anni del suo pontificato, infine, dovette affrontare i contrasti scoppiati con la Germania di Bismarck che, con il Kulturkampf, aveva varato una serie di leggi limitative dell’azione della chiesa cattolica. La controversia fu superata solo dopo la sua morte. È stato beatificato nel settembre 2000.