pianificazione

Determinazione della produzione e dei prezzi a opera del governo o di enti pubblici, tramite piani e programmi. Nell’economia capitalistica (nel cui ambito viene più spesso definita come “programmazione”, più elastica e meno imperativa della pianificazione in senso stretto) forme di pianificazione iniziarono a essere introdotte durante le due guerre mondiali (soprattutto la seconda) per la necessità di coordinare la produzione bellica, e nel corso della crisi del 1929, come coordinamento di vari provvedimenti anticrisi. In seguito il ricorso alla pianificazione, almeno parziale, è venuto crescendo nella misura in cui aumentava la consapevolezza che gli equilibri del mercato avrebbero potuto non essere compatibili con altre finalità economiche e sociali. Di qui la grande diffusione di economie parzialmente pianificate, dove lo stato gestisce le risorse conservando un meccanismo dei prezzi compatibile con tale scopo. Nei regimi socialisti, dei quali è uno dei principi economici fondamentali, la pianificazione si basa sul presupposto dell’inadeguatezza del mercato a collocare in modo ottimale risparmio e risorse, e prevede la proprietà pubblica dei mezzi di produzione e il ruolo centrale dello stato come imprenditore. Le esperienze delle economie socialiste hanno tuttavia mostrato come i casi di pianificazione riuscita siano stati tali perlopiù solo dal punto di vista quantitativo, avendo assai spesso comportato alti costi e grande spreco di risorse, scarsa flessibilità delle linee produttive, basso livello dello sviluppo tecnologico e della qualità dei prodotti.