piagnoni

Erano così chiamati, nella Firenze rinascimentale, coloro che seguivano piangendo i funerali per un compenso in denaro. Quando, ai tempi della discesa di Carlo VIII di Francia in Italia (1494), Piero de’ Medici fu cacciato da Firenze per la sua arrendevolezza verso il sovrano straniero, furono chiamati “piagnoni”, o “frateschi”, i seguaci di Gerolamo Savonarola (1452-98), che governarono la nuova repubblica fino alla condanna a morte del loro capo nel 1498. L’appellativo derivava dalla loro severità di costumi, dall’odio per il lusso e per la bella vita e soprattutto dall’abitudine di lamentarsi continuamente della decadenza morale dei propri concittadini. In contrasto con i piagnoni, fautori di una repubblica popolare, si organizzarono le bande rivali dei “palleschi”, sostenitori del ritorno dei Medici, degli “arrabbiati”, che volevano la repubblica oligarchica fondata sulla ricca borghesia mercantile, e dei “compagnacci”, giovani gaudenti che al rigorismo di Savonarola opponevano l’amore per il divertimento e per la vita spensierata. Il termine “piagnoni” fu ripreso più di una volta nel linguaggio toscano: nella seconda repubblica fiorentina (1527-30) furono chiamati così gli esponenti moderati del partito popolare; nell’Ottocento il termine fu usato dagli avversari per indicare i cattolici liberali.