Perón, Juan Domingo

(Lobos 1895, † Buenos Aires 1974). Militare e uomo politico argentino. Fece parte del gruppo di giovani ufficiali, dichiaratamente filofascisti, che rovesciarono nel 1943 il governo di Ramón Castillo. In qualità di ministro del Lavoro e vicepresidente della repubblica (1943-44) promulgò una legislazione sociale che gli procurò un largo e duraturo consenso tra i lavoratori. Arrestato nel 1945, dopo un tentativo da parte delle opposizioni di abbattere il governo per le sue posizioni filofasciste, Perón venne rilasciato pochi giorni dopo, in seguito alle imponenti manifestazioni in suo favore. Si diede quindi a organizzare la campagna per le elezioni presidenziali del 1946 che vinse a larga maggioranza sulla base di un programma populistico, nazionalistico e modernizzatore che gli valse l’appoggio popolare ma anche dei radicali, della borghesia imprenditoriale e della chiesa. Una volta al potere Perón, aiutato dalla moglie Eva Duarte, instaurò una dittatura sui generis sorretta da un movimento sociale (“giustizialismo”) che auspicava la collaborazione tra le classi nel nome della superiore solidarietà nazionale e affidava all’esercito il ruolo di mediazione tra le forze sociali e di direzione politica del paese. I notevoli successi conseguiti in campo economico si tradussero in una netta affermazione alle presidenziali del 1951. Ma con i primi segnali di crisi, cui si aggiunse la morte della popolarissima Eva, si indebolì il consenso di cui aveva fino ad allora goduto. Entrato in conflitto anche con la chiesa e scomunicato nel 1955 in seguito alla emanazione di leggi anticlericali, venne infine rovesciato da un colpo militare nello stesso anno e costretto all’esilio. Il peronismo aveva però profonde radici presso le masse lavoratrici argentine. Così che quando in Argentina le tensioni politiche e sociali minacciarono di diventare ingovernabili vi fu chi pensò a Perón come al salvatore della nazione. Questi rientrò trionfalmente nel 1973 e pochi mesi dopo venne eletto presidente con una larga maggioranza, mentre la terza moglie, Isabel Martinez, sposata nel 1961, e malvista dai peronisti tuttora fedeli al ricordo di Eva, conquistò il posto di vicepresidente. Tornato al potere, tentò inutilmente di mediare tra l’ala rivoluzionaria del suo movimento e quella conservatrice. Morì per un attacco di cuore nel 1974 e gli succedette la moglie.