patrizi

Nell’antica Roma costituivano la classe superiore della popolazione libera romana, la cui classe inferiore era la plebe. I patrizi erano gli appartenenti alle gentes che costituivano il corpo politico della città. Il termine deriverebbe dai patres con cui, secondo la tradizione, Romolo avrebbe formato il primo consiglio supremo di Roma, di cui i patrizi sarebbero stati i discendenti. Essi, prima della caduta della monarchia nel 509 a.C., erano i soli detentori dei diritti civili e politici. La caduta della monarchia attivò pienamente il contrasto tra patrizi e i plebei: gli uni miranti a conservare i loro privilegi in chiave di monopolio di casta, gli altri prima a conquistare diritti politici e poi ad allargarne la sfera. La condizione di assoluto primato politico dei patrizi venne decisamente scossa a partire dal 494 a.C., quando i plebei si costituirono in ordine separato e ottennero i primi diritti politici. Nel corso dell’evoluzione della storia di Roma, dopo che i plebei ebbero conquistato la parità politica, la nobiltà, da originario attributo di tutti gli appartenenti a una gens o famiglia, andò trasformandosi in un attributo personale, derivante dal ruolo esercitato nelle alte cariche pubbliche. Sicché il patriziato, inteso come aristocrazia di sangue, sopravvisse come eredità storica. Nel periodo imperiale esso costituì un attributo della nobilitazione personale. Nel tardo impero, a partire da Costantino, il titolo di patrizio venne formalmente conferito a coloro che si erano distinti per meriti eccezionali, ad alti funzionari dell’impero e a capi barbari alleati. Infine il titolo di patrizio nel medioevo venne conferito dal pontefice a sovrani come Carlo Magno, nominato patricius Romanorum, e a grandi aristocratici resisi degni per la protezione accordata alla chiesa. Dal termine originario romano prese nome anche il ceto aristocratico che nel medioevo e in età moderna, avendo la sua sede nelle libere repubbliche cittadine europee, era formato dalle famiglie che per diritto ereditario detenevano il controllo delle più alte magistrature, erano in possesso di grandi ricchezze e formavano perciò un ceto rigidamente tutelato da uno status formale privilegiato. Le sedi tipiche di questo patriziato furono Venezia, Milano, Genova, Firenze, le libere città germaniche, la Svizzera e i Paesi Bassi. La crisi del patriziato ebbe origine nel XVIII secolo a opera del riformismo messo in atto dalle monarchie assolutistiche e divenne definitiva durante la Rivoluzione francese e l’impero napoleonico.