Partito socialista unificato tedesco

(Sozialistische Einheits Partei Deutschlands). Fu fondato nel 1946 in Germania orientale come frutto della fusione, voluta dall’URSS, tra i comunisti e parte dei socialisti tedeschi nelle zone occupate dall’Armata Rossa. Organizzatosi ben presto come partito stalinista, antidemocratico e autoritario, diventò forza di governo dal 1949 nella Repubblica Democratica Tedesca e sostenne il regime comunista tedesco-orientale fino alla crisi del 1989. I suoi leader furono W. Ulbricht e E. Honecker. Travolto dal crollo del muro di Berlino si ricostituì poco dopo come Partito del socialismo democratico (PDS), riuscendo, in occasione delle prime elezioni della Germania riunificata (dicembre 1990), a superare la soglia di sbarramento del 5% e a far eleggere diciassette deputati al parlamento federale (Bundestag). Già a partire dall’anno seguente, in concomitanza con l’emergere delle prime difficoltà economiche della Germania riunificata, sotto la guida di Gregor Gysi, il PDS riuscì a intercettare il diffuso senso di delusione di molti tedeschi della ex Germania orientale e al tempo stesso ad estendere la propria influenza anche nella parte occidentale del paese. In vista delle elezioni del 2005 il PDS iniziò le trattative per la propria fusione con il movimento Lavoro e Giustizia sociale – Alternativa elettorale (WASG) guidato dall’ex socialdemocratico Oskar Lafontaine, che fu sancita due anni dopo dalla nascita di un nuovo soggetto politico, La Sinistra (Die Linke). Nelle elezioni federali del 2009 il neo-partito, raggiungendo il 12% dei consensi su base nazionale, registrò un significativo successo elettorale.