Partito repubblicano nazionale

(National Republican Party). Con il Partito democratico costituisce uno dei due grandi partiti alternativamente al potere in USA dalla metà dell’Ottocento. Fu fondato nel 1854 per avversare il Kansas-Nebraska Act e il sistema schiavista e liberista del sud, come espressione degli interessi agrario-industriali e protezionisti del nord e dell’ovest. In seguito, e fino ad oggi, è stato il tradizionale portavoce del grande capitale e dei gruppi conservatori, pur ottenendo un seguito elettorale consistente anche presso i ceti medi e la classe operaia. Nel 1860 portò A. Lincoln alla presidenza degli USA e rappresentò il partito dell’Unione contro la secessione sudista. Fino agli anni Trenta del Novecento fu quasi ininterrottamente il partito dominante sulla scena politica americana. Dopo la prima guerra mondiale e la pausa della presidenza democratica di W. Wilson, ritornò al potere negli anni Venti, sostenendo una politica isolazionista e la non ingerenza dello stato nell’economia. La grande crisi economica del 1929, drammaticamente sviluppatasi durante la presidenza del repubblicano H. C. Hoover, segnò l’inizio di un periodo di declino del partito, in parziale ripresa nel dopoguerra con la presidenza di Eisenhower (1952-60) e di Nixon (1968-1972). Tuttavia solo con Reagan e Bush (presidenti rispettivamente dal 1980 al 1988 e dal 1988 al 1992) la linea politica repubblicana tornò a raccogliere consistenti consensi. Fu questa l’epoca della reaganomics e della deregulation ovvero dello smantellamento dello stato sociale, della riduzione delle imposte e della esaltazione dell’iniziativa privata, nonché di una politica estera e militare forte e aggressiva. Dal 1992, con l’elezione del democratico B. Clinton alla presidenza, i repubblicani passarono all’opposizione.
Nel 2000, dopo un contestatissimo scrutinio di poche migliaia di voti nello stato della Florida, il candidato repubblicano George W. Bush, figlio dell’ex presidente George H. W. Bush, si impose sul democratico Al Gore. A fronte della grande popolarità conseguita da quest’ultimo all’indomani degli attacchi terroristici del settembre 2001, l’anno successivo il partito consolidò la propria maggioranza in entrambi i rami del parlamento.
Nel 2004, Bush fu riconfermato per un secondo mandato, dopo aver battuto il candidato democratico John Kerry. A seguito della crescenti critiche nei confronti della politica estera di Bush, nelle elezioni di metà mandato del 2006 i repubblicani andarono incontro a una vistosa perdita di consensi.
Nelle successive elezioni presidenziali del 2008 John McCain fu sconfitto dal democratico Barack Obama. L’anno seguente Michael Steele fu nominato alla Presidenza del Comitato nazionale repubblicano, diventando così il primo afroamericano a scalare i vertici del partito. Le elezioni di metà mandato del 2010, che si svolsero in un clima fortemente condizionato dall’incertezza economica e assunsero presto valore di referendum nei confronti dell’intero programma di governo dell’amministrazione Obama, registrarono per i repubblicani una forte crescita di consensi e, al contempo, la comparsa del cosiddetto Tea Party di orientamento libertario e conservatore.
Nelle elezioni generali del 2012 il candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Romney, fu sconfitto da Obama.