Partito radicale

Un nuovo Partito radicale (inizialmente Partito radicale dei liberali democratici italiani, PRLDI) fu costituito nel 1956 dalla sinistra scissionista del Partito liberale italiano, da Mario Pannunzio e dagli intellettuali che ruotavano intorno alla rivista “Il Mondo”, in disaccordo col segretario del PLI Malagodi, che conduceva una politica ostile a ogni riformismo e all’apertura nei confronti del Partito socialista italiano. Nei primi anni di vita si caratterizzò prevalentemente per l’opera di formazione di un’opinione pubblica laica e aperta attraverso le riviste “Il Mondo” e “L’Espresso”. Si collocò politicamente nell’area della sinistra liberaldemocratica e partecipò alle elezioni talvolta con il Partito repubblicano italiano (1958), talvolta con il Partito socialista italiano (1960). Fu sostenitore del riformismo che si sarebbe dovuto realizzare con il centrosinistra. Dalla fine degli anni Sessanta, sotto la guida di Marco Pannella, acquistò notevole dinamismo, partecipando a numerose battaglie per i diritti civili e per la tutela delle minoranze. Si diede una struttura “federativa”, accogliendo movimenti come la LID (Lega per l’istituzione del divorzio), il MLD (Movimento per la liberazione della donna), il FUORI (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), la LIAC (Lega italiana per l’abolizione del concordato), la LOC (Lega obiettori di coscienza). Fu in prima linea nella difesa della legge sul divorzio in occasione del referendum del 1974 e, negli anni successivi, sostenne la legalizzazione dell’aborto. Ebbe notevole successo nelle elezioni politiche del 1976 e del 1979, in cui riuscì a mandare rispettivamente 4 e 18 deputati alla Camera. Vivacizzò per anni la vita politica del paese, ingaggiando numerose battaglie contro la scorrettezza del sistema dell’informazione, soprattutto televisiva; contro la partitocrazia; contro il militarismo, in nome dell’ideale della non violenza; contro l’energia nucleare; per la solidarietà attiva con i paesi colpiti dalla fame. Utilizzò spesso lo strumento del referendum come istituto di democrazia diretta, ma non mancò di esercitare pressione sull’opinione pubblica anche con altri mezzi, come gli scioperi della fame. In parlamento adottò a volte la tattica dell’ostruzionismo contro le leggi considerate lesive dei diritti civili (come la legge antiterrorismo del 1980). Sempre nel contesto della scelta garantista si collocò la decisione del PR di candidare nelle proprie liste per le elezioni del 1983 Toni Negri, imputato nel processo ad “Autonomia operaia”, e per le europee del 1984 Enzo Tortora, imputato in un processo per camorra. Nella seconda metà degli anni Ottanta prese corpo nel PR l’intenzione di diventare un partito “transnazionale”, attento e partecipe ai grandi problemi mondiali, come la guerra e la fame. Negli anni Novanta si impegnò direttamente nell’ex Iugoslavia sconvolta dalla guerra civile, per favorire il ritorno della pace. Alle elezioni politiche del 1992 si presentò come “Lista Pannella”, ottenendo l’1,2% dei voti e 7 seggi alla Camera. In occasione delle politiche del 1994 – le prime elezioni dell’Italia repubblicana celebrate con un sistema semimaggioritario – in alcuni collegi i radicali si presentarono autonomamente come Lista Pannella, in altri si allearono con Forza Italia e con la Lega Nord nel Polo delle libertà. La vittoria del Polo assicurò sei seggi ai radicali, mentre la Lista Pannella (3,5%) rimase al di sotto della soglia del 4%, necessaria per partecipare al recupero proporzionale, con l’esclusione, tra gli altri, del leader storico Marco Pannella. Nelle elezioni politiche del 1996 il PR – che svolse un ruolo propulsore decisivo anche nelle ripetute consultazioni referendarie che segnarono la storia italiana per tutto il corso degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, fino all’ultima del giugno 2005 sulla fecondazione assistita – si schierò nuovamente con i partiti di centrodestra del Polo, riportando tuttavia risultati nel complesso deludenti. Esso ebbe altresì una rilevante affermazione come “Lista Pannella-Bonino” alle elezioni europee del giugno 1999. All’indomani delle elezioni politiche del 2001, in cui si era presentato autonomamente, il partito diede vita alla nascita di un nuovo soggetto politico denominato “Radicali Italiani. Movimento liberale, liberista e libertario aderente al Partito radicale Transnazionale”, alla cui segreteria fu eletto Daniele Capezzone. Alle elezioni europee del 2004, i Radicali Italiani sostennero la Lista Bonino, che registrò un netto ridimensionamento dei propri consensi rispetto al 1999. Sul finire del 2005 i radicali confluirono insieme ai socialisti dello SDI nella Rosa nel Pugno, che, in occasione delle elezioni politiche dell’anno seguente, sostenne la coalizione di centrosinistra, l’Unione, guidata da Romano Prodi. Entrò quindi a far parte del secondo governo Prodi con Emma Bonino al Ministero delle Politiche Comunitarie e del Commercio Internazionale. Nel 2007 si consumò, con l’uscita dello SDI, la breve esperienza della Rosa nel Pugno cui seguì la polemica interna tra Marco Pannella e Daniele Capezzone, che lasciò il partito per entrare in Forza Italia. Nelle elezioni anticipate del 2008, i radicali presentarono alcuni candidati all’interno delle liste del Partito democratico (PD).
Diversamente da quanto avvenuto nelle precedenti elezioni politiche, nel 2013 i radicali si presentarono autonomamente con la Lista Amnistia Giustizia e Libertà, senza tuttavia riuscire a oltrepassare la soglia minima del 4%.