Partito popolare italiano

Nel 1994 prese il nome di Partito popolare italiano una nuova formazione politica, nata in seguito allo scioglimento della Democrazia cristiana, di cui raccolse alcune correnti di centro e di sinistra, sotto la guida dell’ultimo segretario, Mino Martinazzoli. Alle elezioni politiche del 27-28 marzo 1994, le prime con il nuovo sistema elettorale semimaggioritario, il PPI si presentò come forza di centro, in alleanza con il Patto per l’Italia guidato da Mario Segni, riportando una pesante sconfitta. Posto di fronte all’alternativa di schierarsi con uno dei due poli di centrodestra o di centrosinistra affermatisi alle elezioni del 1994, nel 1995, sotto la direzione di Rocco Buttiglione, il partito subì una grave scissione, che portò i seguaci dello stesso Buttiglione a dare vita al CDU (Cristiani democratici uniti) e a schierarsi con il polo di centrodestra. Il Partito popolare, invece, si schierò con il polo di centrosinistra entrando a far parte dei governi Prodi (1996-98), D’Alema (1998-2000) e Amato (2000-01). Suoi segretari furono Gerardo Bianco (1995-97), Franco Marini (1997-99) e Pierluigi Castagnetti (1999). Nel 2000, sotto la guida di Castagnetti, confluì nella Margherita e, nelle elezioni politiche del 2001, si presentò all’interno della coalizione dell’Ulivo. Il suo ultimo congresso nazionale si tenne nel 2002. Nel 2007, in quanto parte della Margherita, confluì definitivamente nel Partito democratico.