Partito laburista

(Labour party). Sorto nel 1906 per iniziativa dei sindacati e delle associazioni dei lavoratori britannici allo scopo di dotare il movimento operaio di un partito politico per la lotta elettorale e parlamentare, si ispirò a una linea politica socialista democratica, gradualista e riformatrice. Sottraendo spazio politico a sinistra del Partito liberale, diventò in breve tempo il più forte antagonista del Partito conservatore britannico. Diviso durante la prima guerra mondiale tra un’ala pacifista e una bellicista, che partecipò ai governi di unità nazionale di D. Lloyd George, il partito ottenne la guida del governo nel 1924-25 e nel 1929-35 con J. R. MacDonald, senza riuscire tuttavia a realizzare in modo compiuto il suo programma, a causa della grave congiuntura economica e della debolezza sia nei confronti degli alleati liberali sia rispetto agli avversari conservatori. Il momento dei laburisti giunse nel 1945, quando C. Attlee vinse le prime elezioni postbelliche e divenne premier, rimanendo in carica fino al 1951. In questi anni gli sforzi del partito furono tesi a realizzare il modello del welfare state, portando a compimento una serie di nazionalizzazioni e di interventi statali di controllo e assistenza in ambito economico e sociale. In politica estera netta fu la scelta atlantica e anticomunista. Sconfitti elettoralmente dai conservatori negli anni Cinquanta, i laburisti tornarono al potere con H. Wilson (1964-70 e 1974-76) e J. Callaghan (1978-79) ma, incapaci di controllare e risolvere la grave crisi strutturale dello stato sociale, subirono l’iniziativa neoliberista di M. Thatcher, nuovo leader dei conservatori, che inaugurò un lungo periodo di predominio di questi ultimi sulla scena politica inglese. Negli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta il partito rimase all’opposizione, subendo nel frattempo la scissione dell’ala moderata guidata da Michael Foot, il quale diede vita al Partito socialdemocratico. Sotto la guida di Tony Blair (1994-2007), il partito si riorganizzò intorno al progetto di una “terza via” tra individualismo e libera iniziativa economica da un lato e solidarietà sociale dall’altro. Nel 1997 vinse le elezioni, che portarono alla formazione del primo governo Blair. Nel 2001, il partito ottenne una nuova schiacciante affermazione elettorale cui seguì la formazione del secondo governo Blair al quale tuttavia non mancarono di essere rivolte forti critiche per la linea politica assunta in occasione dell’invasione dell’Iraq del 2003. Nonostante un netto ridimensionamento dei propri consensi, il partito vinse le elezioni anche nel 2005, portando alla formazione del terzo governo consecutivo di Blair. Nel 2007, a causa delle crescenti critiche interne, quest’ultimo lasciò la guida del partito e del governo al suo vice Gordon Brown. All’indomani della sconfitta subita in occasione delle elezioni generali del 2010, Gordon Brown si dimise dalla segreteria del partito, che passò nelle mani di Edward Milliband.
In occasione delle elezioni locali del 2012 il partito riguadagnò consenso soprattutto a spese dei conservatori.