Partiti socialisti francesi

Dopo che, nel 1877 J. Guesde e P. Lafargue ebbero fondato il Partito operaio francese, di ispirazione marxista e tendenze rivoluzionarie, sorse nel 1884 la Federazione dei lavoratori socialisti, gradualista e riformista. Nel 1890 da queste organizzazioni si scissero i sindacalisti rivoluzionari. Tali forze di ispirazione socialista diedero vita nel 1901-1902 al Partito socialista di Francia, estremista e antisistema, e al Partito socialista francese, riformista, guidato da J. Jaurès. Nel 1905, grazie alla forte personalità politica di quest’ultimo, i due gruppi si fusero nella SFIO (Section Française de l’Internationale Ouvrière). Il nuovo partito condusse fino al 1914 una politica di opposizione alla linea imperialista, colonialista e bellicista del governo. Nel 1914 la guerra mondiale e l’assassinio di Jaurès spinsero la SFIO su posizioni nazionali e patriottiche, abbandonate però nel 1917. Dopo la scissione dell’ala comunista (congresso di Tours, 1920) la SFIO guidata la L. Blum partecipò al cartello delle sinistre nei primi anni Venti e nel periodo 1936-37 diresse il governo del Fronte popolare. Durante l’occupazione nazista partecipò alla Resistenza, in posizione autonoma rispetto ai comunisti. Fu al governo dal 1944 al 1950 e all’opposizione fino al 1956, per poi guidare la Francia nel biennio 1956-58. Dopo la nascita del Partito socialista unificato nel 1960, la SFIO si riorganizzò grazie a F. Mitterrand, con l’intento di dar vita a una nuova grande forza unitaria socialista. Tale progetto si realizzò nel 1969 con la nascita del Partito socialista (PS), che ottenne crescenti successi elettorali, culminati nell’elezione di Mitterrand alla presidenza della repubblica (1981 e 1988). Nella prima metà degli anni Novanta, tuttavia, questa posizione di forza andò sempre più indebolendosi, fino all’elezione di F. Chirac alla presidenza della repubblica. Una significativa inversione di rotta fu rappresentata dalle elezioni del 1997, che furono vinte dal partito socialista e portarono alla formazione di un governo guidato da Lionel Jospin, che si fece promotore di importanti riforme, tra cui quelle relative alle 35 ore lavorative settimanali e alle unioni civili. Alle elezioni presidenziali e legislative del 2002 il socialismo francese si presentò estremamente frammentato, non riuscendo così né ad evitare l’elezione di Chirac, né l’uscita dal governo. Nonostante la netta ripresa in occasione delle regionali del 2004, l’anno successivo, in vista del referendum per l’approvazione della costituzione europea, il partito si divise nuovamente, rivelandosi ancora una volta incapace di ricomporre le fratture interne. Alle elezioni presidenziali del 2007 il partito candidò Ségolène Royal, moglie del segretario François Hollande, che tuttavia si fermò al secondo posto, dietro Nicolas Sarkozy.
Nel novembre del 2008, l’elezione di Martine Aubry alla segreteria del partito fu all’origine di una scissione interna, che portò il gruppo guidato Jean-Luc Mélenchon a fondare una nuova formazione, il Partito della Sinistra. Nonostante la scissione, alle elezioni regionali del 2010 i socialisti conseguirono un importante successo. Due anni dopo François Hollande riuscì a imporsi su Nicolas Sarkozy, riportando così i socialisti al potere dopo diciassette anni. Nell’ottobre 2012 la segreteria del partito passò nelle mani di Harlem Désir.