partiti monarchici in Italia

Formazioni politiche che, nella storia dell’Italia repubblicana, hanno fatto della proposta di ritornare all’istituzione monarchica il nucleo centrale del proprio programma politico. Già prima dell’instaurazione della repubblica, quando il crollo del fascismo aveva comunque posto il problema del futuro assetto istituzionale da conferire allo stato italiano, erano sorti partiti favorevoli alla continuazione della monarchia. Nel 1944 era nato il Partito democratico italiano, fondato da Roberto Lucifero e Vincenzo Selvaggi, e, poco dopo, era sorta la Concentrazione nazionale democratico-liberale, di Alfredo Covelli. Nel 1946 le due formazioni monarchiche si presentarono unite alle elezioni dell’Assemblea costituente, col nome di “Blocco nazionale della libertà”, ottenendo il 2,8% dei voti. Fu un risultato lontanissimo dal 47,7% dei voti favorevoli alla monarchia nel concomitante referendum istituzionale, a dimostrazione che l’elettorato filomonarchico si era distribuito tra i diversi partiti moderati, conservatori e reazionari, lasciando un ristretto margine di consenso al Blocco di Covelli. Sempre nel 1946 nacque il Partito nazionale monarchico, fondato da Covelli con una parte del disciolto Partito democratico italiano (la cui restante parte confluì nel PLI). La ristretta base sociale ed elettorale consentì al PNM soltanto di esercitare una pressione da destra sulla Democrazia cristiana, per far prevalere al suo interno le correnti conservatrici e più accentuatamente anticomuniste. All’inizio degli anni Cinquanta il PNM, in cui emerse la personalità dell’armatore napoletano Achille Lauro, raccolse una fetta rilevante dell’elettorato conservatore, in fuga dalla DC per protesta contro la politica di cauto riformismo avviata da Alcide De Gasperi. Fu così che il partito raggiunse, nelle politiche del 1953, il 6,9% dei suffragi. Nel 1954 dal PNM uscì Achille Lauro, che fondò il Partito monarchico popolare, più vicino alla DC, la quale aveva nel frattempo rallentato la politica riformistica, nel tentativo di recuperare i voti persi a destra. Lauro raccolse il successo maggiore nel 1956, quando vinse le amministrative di Napoli e ne divenne il sindaco, con l’approvazione della DC, la quale preferiva relegarlo in un pur prestigioso ruolo locale, piuttosto che averlo come concorrente nella competizione politica nazionale. Nel 1959 i due partiti monarchici si riunificarono nel nuovo Partito democratico italiano, che nel 1961 prese il nome di Partito democratico italiano di unità monarchica. La formazione non riuscì a esercitare nella politica nazionale un ruolo significativo, per cui nel 1972 confluì nel Movimento sociale italiano, che cambiò il nome in Movimento sociale italiano – Destra nazionale. L’ideale monarchico continua a essere sostenuto dall’Unione monarchica italiana, che però non partecipa alle elezioni, ed è stato ripreso e rielaborato, intorno alla metà degli anni Novanta, da Domenico Fisichella, uno dei più autorevoli membri di Alleanza nazionale, il partito sorto dalle ceneri del MSI.