pangermanesimo

È l’aspirazione all’unità politica di tutti i popoli di lingua e stirpe tedesca. Si diffuse in età romantica, quando il cosmopolitismo di matrice illuministica fu abbandonato in nome dell’idea di nazione e del nazionalismo. Il mondo tedesco, profondamente frammentato fin dal medioevo, si ritrovò diviso, dopo la temporanea razionalizzazione napoleonica, nei 39 stati della Confederazione germanica, secondo le deliberazioni del Congresso di Vienna (1814-15). Un primo appello in senso pangermanistico si trova nei Discorsi alla nazione tedesca (1807-1808) di Johann Gottlieb Fichte, in cui l’esaltazione della superiorità spirituale dei popoli germanici era finalizzata all’esortazione alla riscossa nazionale contro l’occupazione napoleonica. Nell’età della Restaurazione il pangermanesimo si tradusse nell’ideale grande-tedesco di riunire in un unico stato tutti i popoli germanici, compresi gli austriaci, contrapposto al progetto piccolo-tedesco, che intendeva escludere l’Austria dall’unione germanica. Un primo passo verso l’unità tedesca fu lo Zollverein (realizzato in più tappe, nel 1818, nel 1834 e nel 1852), unione doganale che superò la frammentazione economica e commerciale creando le premesse per un grande mercato nazionale. L’unità politica fu raggiunta, dopo il fallimento dei tentativi nazionali e liberali del 1848, nel 1871, a opera della Prussia di Guglielmo I e del suo cancelliere Otto von Bismarck. La nascita di una Germania “piccolo-tedesca” segnò tuttavia la sconfitta del pangermanesimo. Alla fine del secolo, nell’età guglielmina, l’aggressività nazionalistica del nuovo imperatore Guglielmo II e la diffusione di teorie razziste, esaltatrici della razza germanica, permisero una nuova diffusione delle idee pangermaniste. Organi del movimento furono le riviste “Alldeutscher Verband” (fondata da E. Hasse nel 1891), in Germania, e “Alldeutsche Vereinigung” (di G. von Schönerer), in Austria. Dopo la sconfitta austro-tedesca nella prima guerra mondiale, un impulso notevole al nazionalismo tedesco e al pangermanesimo venne dal senso di umiliazione provocato dai gravosi trattati di pace. Se ne fece interprete, in modo particolare, il partito nazionalsocialista di Adolf Hitler, che, dopo la presa del potere in Germania (1933), indirizzò la politica estera e lo sforzo dell’intera nazione verso un obiettivo pangermanistico (primo passo verso un Nuovo Ordine Europeo), le cui principali tappe di realizzazione furono l’annessione dell’Austria (1938) e dei Sudeti cecoslovacchi (1939). La sconfitta del nazismo al termine della seconda guerra mondiale fece tramontare i progetti pangermanisti, con la divisione della Germania e la ricostituzione di un autonomo stato austriaco. L’aspirazione all’unità del mondo tedesco – ma in una variante che potremmo definire “piccolo-tedesca” – si è ripresentata in occasione della crisi del comunismo nell’Europa centro-orientale nel 1989 e ha portato alla riunificazione delle due Germanie nel 1990. Per rispondere alle preoccupazioni internazionali, le autorità tedesche hanno garantito la volontà di rispettare i confini tracciati dai trattati internazionali e di non riprendere progetti pangermanistici o, peggio, espansionistici.