antitrinitarismo

Il termine designa genericamente coloro che in vari tempi e modi si allontanarono dall’interpretazione ortodossa del dogma cristiano della Trinità. Già nel II secolo il monarchianesimo enfatizzò la figura del Padre, che avrebbe come tale sofferto sulla croce. Nel IV secolo l’arianesimo, che negava la consustanzialità tra Padre e Figlio, fu condannato dal concilio di Nicea (325). Sebbene non siano mancate nel medioevo (in Abelardo, in Gioacchino da Fiore, nei nominalisti più radicali) interpretazioni audaci del dogma trinitario, l’antitrinitarismo riemerse con forza nel XVI secolo. Dopo la morte di Michele Serveto, si ebbe in Italia una ricca e variegata schiera di antitrinitari, tra i quali Giovanni Valentino Gentile, Giorgio Biandrata, Francesco Stancaro, Lelio Socini. Perseguitati, cercarono rifugio oltralpe, ma furono guardati con sospetto anche presso le chiese riformate. Un notevole nucleo si raccolse in Polonia intorno al nipote di Lelio, Fausto Socini, grazie all’appoggio di parte della nobiltà locale. Nel XVII secolo speculazioni eterodosse intorno alla Trinità si ebbero in ambienti arminiani. Più rilevante fu la versione dell’antitrinitarismo elaborata nel secolo successivo dai presbiteriani inglesi e diffusasi nell’Ottocento soprattutto nell’America Settentrionale (unitarismo).