Palestina

Regione storica del Medio Oriente, che comprendeva territori oggi appartenenti in parte allo stato di Israele e in parte alla Giordania. Il suo nome deriva dall’essere stata la “terra dei Filistei”. Nella tradizione giudaico-cristiana è considerata come la “Terrasanta”. Dagli ebrei è denominata Eretz Israel (Terra di Israele). La sua capitale storica, Gerusalemme, rappresenta per ebrei, cristiani e musulmani la “città santa”. Regioni storiche della Palestina sono la Galilea, la Samaria e la Giudea. Nel IV millennio a.C. essa era abitata da popolazioni di pastori e contadini. Vide svilupparsi l’inizio della civiltà urbana nel millennio successivo, nel corso del quale le città diventarono importanti centri di commercio con l’Egitto e Babilonia. Dopo che la Palestina era stata la terra dei cananei, assoggettati agli hyksos e agli egiziani nel corso del II millennio, nel XIII secolo Mosè vi condusse gli ebrei dall’Egitto. In quello stesso periodo la Palestina era stata occupata nella zona meridionale dai filistei, sotto la cui dominazione gli ebrei vennero a trovarsi fino a che nel X secolo non costituirono un regno autonomo, in seguito divisosi. L’autonomia politica degli ebrei dopo l’VIII secolo venne ripetutamente minacciata e anche distrutta prima dagli assiri e dai babilonesi, poi dai persiani, da Alessandro Magno e dai suoi successori. La rivolta dei maccabei contro Antioco IV Epifane nel 168 creò le condizioni perché gli ebrei potessero ricostituire un regno indipendente, cui pose fine la conquista romana a opera di Pompeo nel 63 a.C. In un primo tempo i romani si avvalsero della collaborazione della dinastia degli Erode, poi trasformarono la Palestina in una provincia denominata Giudea. Divenuta la culla del cristianesimo e il centro della sua irradiazione, nel IV secolo d.C. la Palestina, passata sotto la dominazione bizantina, conobbe una crescente cristianizzazione. Ebbe inizio un consistente esodo degli ebrei che divennero oggetto di una legislazione restrittiva. Nel 614 la Palestina fu conquistata dai persiani e pochi anni dopo, nel 636-38, dagli arabi. La conquista araba determinò la santificazione da parte dei musulmani di Gerusalemme, sede del luogo sacro da cui Maometto sarebbe salito al cielo. Nel 1099 i crociati conquistarono Gerusalemme e stabilirono in Palestina il regno latino di Gerusalemme. Questo regno ebbe fine quando nel 1187 Saladino sconfisse i crociati, i quali vennero definitivamente estromessi dalla Palestina nel 1291 dai mamelucchi. Dopo la sconfitta subita da questi ultimi nel 1516 a opera degli ottomani, la Palestina divenne parte dell’impero ottomano. Nel XIX secolo la regione, fino ad allora isolata, si aprì all’influenza occidentale. Negli anni Ottanta ebbe inizio l’immigrazione di ebrei dell’Europa orientale decisi a sottrarsi alle persecuzioni razziali. L’immigrazione si intensificò nei primi decenni del secolo seguente, anche per l’influenza determinante del movimento sionista, inteso a creare uno stato ebraico in Palestina (sionismo). Gli inglesi con la Dichiarazione Balfour del 1917 promisero agli ebrei la costituzione di uno stato nazionale ebraico. Amministrata a partire dal 1920 dagli inglesi, cui la Società delle Nazioni formalmente affidò il mandato nel 1922, la Palestina divenne un territorio di scontro tra i sionisti e i nazionalisti arabi, che si opponevano alla loro penetrazione, la quale negli anni Trenta divenne sempre maggiore con l’acquisto massiccio di terre, nonostante i ripetuti e anche oscillanti tentativi delle autorità britanniche di porre limiti ad essa. Tra il 1936 e il 1939 scoppiarono acuti conflitti, anche armati, tra arabi ed ebrei. Una proposta britannica nel 1937 di procedere alla spartizione della Palestina venne respinta dagli arabi; sicché gli inglesi nel 1939 avanzarono la proposta, che venne rifiutata dalle due parti, di costituire entro dieci anni uno stato palestinese binazionale. Dopo la seconda guerra mondiale, il genocidio compiuto dai nazisti nei confronti degli ebrei diede grande forza al progetto sionista di costituzione di uno stato ebraico indipendente, trovando un appoggio determinante negli Stati Uniti. La Gran Bretagna, cui restava affidata l’amministrazione della Palestina, si trovò a dover fronteggiare contemporaneamente l’afflusso di immigrati clandestini ebrei e il crescere della conflittualità tra ebrei e arabi. I primi avevano costituito delle organizzazioni clandestine armate come l’Haganah, l’Irgun e il gruppo Stern, che presero a operare, anche con metodi terroristici, contro i militari inglesi. Nel 1947 la verifica dell’impossibilità che le parti opposte raggiungessero un accordo per un insediamento comune in uno stato diviso e basato sull’autonomia di ciascuna di esse indusse la Gran Bretagna a rimettere nelle mani delle Nazioni Unite il problema del destino futuro della regione, in cui coabitavano circa 600.000 ebrei, 1 milione di musulmani e 150.000 cristiani. Venuto meno il mandato britannico, nel maggio del 1948 gli ebrei proclamarono unilateralmente la costituzione dello stato di Israele. Da allora la questione palestinese ha dominato in modo drammatico la storia ulteriore della regione.