paleolitico medio

I motivi addotti dagli autori per distinguere il paleolitico medio dal paleolitico inferiore sono di diverso ordine: cronologico (il limite tra paleolitico inferiore e paleolitico medio corrisponde al limite tra pleistocene medio e pleistocene superiore: quaternario), paleoantropologico (da una parte Homo erectus, dall’altra Homo sapiens neanderthalensis) e archeologico (da una parte l’acheuleano e le altre industrie del paleolitico inferiore, dall’altra le industrie musteriane). In realtà non sono riconoscibili dei limiti netti: il confine tra le due età è convenzionale; l’uomo di Neandertal è stato preceduto dai preneandertaliani; industrie musteriane, molto simili a quelle di età würmiana, sono state trovate in alcuni siti datati al rissiano. Viceversa il limite tra paleolitico medio e paleolitico superiore è marcato da cambiamenti significativi sotto l’aspetto sia paleoantropologico sia archeologico. Il paleolitico medio occupa un intervallo cronologico dell’ordine di 80.000 anni, corrispondendo all’interglaciale riss-würmiano e a parte del glaciale würmiano (“Würm antico”, I pleniglaciale, parte dell’interpleniglaciale, all’incirca tra 120.000 e 40.000 anni dal presente) nel corso del quale si registrano importanti modificazioni dell’assetto territoriale (variazioni delle linee di costa, marcate da una trasgressione marina in corrispondenza dell’interglaciale e da una regressione nel pleniglaciale; glacializzazione di aree montuose e delle regioni settentrionali d’Europa durante il pleniglaciale) e del clima (caldo arido e caldo umido nell’interglaciale, freddo alternato a fasi temperate nel Würm antico, molto freddo e arido nel pleniglaciale, temperato e più umido alternato a fasi fredde nell’interpleniglaciale). L’uomo di Neandertal seppe adattarsi a queste variazioni climatiche, e in particolare agli ambienti freddi: nel pleniglaciale ritroviamo dei siti lungo il margine settentrionale dei plateaux dell’Europa media e nei ripari delle Prealpi Venete, in ambienti decisamente periglaciali.

  1. Suddivisioni
  2. Modo di vita, abitati, economia
  3. Sepolture
1. Suddivisioni

Le industrie del paleolitico medio sono state studiate soprattutto in Europa e nel Vicino Oriente; esse vengono chiamate, nel loro insieme, musteriano, dal nome del riparo di Le Moustier, in Dordogna. Nell’Europa occidentale, dove il paleolitico medio è ben rappresentato in numerosi siti, gli studiosi (M. Bourlon, 1905; D. Peyrony, 1930; F. Bordes, 1950) hanno distinto più complessi, e all’interno di essi industrie che hanno utilizzato prodotti della scheggiatura levalloisiana (cioè schegge sottili, di forma predeterminata) e industrie di scheggiatura non levalloisiana: musteriano tipico, caratterizzato da una discreta frequenza di raschiatoi e di punte piatte; musteriano di tradizione acheuleana, caratterizzato dalla associazione di piccoli bifacciali cordiformi, coltelli a dorso, grattatoi, bulini e denticolati; musteriano denticolato, caratterizzato dall’elevata frequenza di becchi e denticolati; charentiano (dalla Charente, regione nella quale è rappresentato quasi esclusivamente questo complesso), caratterizzato dall’alta frequenza di raschiatoi, convessi e spessi. All’interno del charentiano vengono distinte un’industria su supporti non levallois, con raschiatoi e punte doppie spesse e raschiatoi a ritocco bifacciale (musteriano Quina, così chiamato dal nome del riparo di La Quina, nella Charente), e un’industria su supporti levallois (musteriano Ferrassie, così chiamato dal riparo di La Ferrassie, in Dordogna). Secondo l’interpretazione tradizionale, accolta senza esitazioni da tutti gli autori fino alla metà del secolo, e quindi ribadita ripetutamente da F. Bordes (1950), questa suddivisione del musteriano (non applicabile senza modifiche ad altre aree, dove le distinzioni tra alcuni complessi sono meno marcate e quindi il musteriano, nel suo insieme, appare meno differenziato) rispecchierebbe differenti tradizioni culturali; secondo L. Binford, essa sarebbe invece dovuta a una differenziazione delle attività svolte dai neandertaliani nei vari siti. Altri autori hanno dato diverse spiegazioni, quali la diversa collocazione cronologica dei complessi, gli adattamenti all’ambiente, ecc.; nessuna di esse è idonea a spiegare il fenomeno nella sua globalità. Probabilmente entrano in gioco più cause: la cronologia, le tradizioni culturali, i fenomeni di adattamento ai diversi ambienti, la disponibilità di materia prima, le attività svolte nei siti, ecc.

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2. Modo di vita, abitati, economia

Probabilmente i neandertaliani praticavano il nomadismo all’interno di territori definiti, ma in alcune regioni, dove la selvaggina era più abbondante, erano più stabili. A Molodova I, in Ucraina, lo scavo ha messo in luce una struttura d’abitato (recinto o capanna?) subcircolare, di 7 m di diametro, costituita da ossa di mammut, al cui interno si trovavano 15 focolari; in vari siti, protetti da ripari o all’entrata di grotte, sono state individuate altre strutture, costituite soprattutto da focolari. La materia prima, rappresentata soprattutto dalla selce, proveniva dalle vicinanze del sito, o si poteva trovare a distanze di 10-20 km; le eccezioni sono rare. Sono note le “officine litiche”, destinate soprattutto alla produzione di lame e schegge; a Musselievo (Bulgaria), un’officina era specializzata nella confezione di punte foliate a lavorazione bifacciale, che venivano esportate in siti lontani anche 100 km. Nell’economia prevaleva largamente la caccia, praticata probabilmente con giavellotti muniti di una punta di selce e mediante trappole. Nei climi più rigidi si osserva una tendenza alla caccia specializzata (al bisonte in Russia, al cavallo in Crimea, alla renna nell’Europa centrale, ecc.). In alcuni siti si è visto che la cacciagione era differenziata secondo le stagioni. Accanto all’industria litica del musteriano, nel paleolitico medio si sviluppa, limitatamente ad alcuni siti, anche un’industria su osso, molto primitiva. Si tratta di schegge di osso elaborate lungo un margine mediante un ritocco ottenuto per percussione, come sul margine di una scheggia di selce, o di frammenti d’osso appuntiti, rastremati a una estremità in modo da ricavare dei punteruoli. In particolari situazioni (costa tirrenica della penisola italiana) vengono usate, per fabbricare raschiatoi, anche valve di molluschi.

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3. Sepolture

In Francia, nella Dordogna e nella Corrèze sono venute in luce varie sepolture neandertaliane in depositi con industrie musteriane: una nella grotta La Chapelle-aux-Saints nel 1908; sette nel riparo di La Ferrassie tra il 1909 e il 1921; due nel riparo di Le Moustier, tra il 1909 e il 1914; una nella grotta di Roc de Marsal nel 1961; una nella grotta di Le Régourdou nel 1965. Nella grotta di Saint-Césaire (Charente-Maritime) uno scheletro neandertaliano scoperto nel 1979 era invece associato all’industria castelperroniana, riferita tradizionalmente alla fase arcaica del paleolitico superiore. Altre sepolture neandertaliane sono venute in luce in grotte del Vicino e Medio Oriente: nelle grotte di El Tabun, di Amud e di Kebara in Palestina; nella grotta di Shanidar nel Kurdistan (nove scheletri); nella grotta di Teshik-Tash nell’Uzbekistan. Particolarmente interessanti, tra queste: la sepoltura Shanidar IV, che presentava lo scheletro con gli arti flessi e a contatto con le ossa un sedimento ricchissimo di pollini, con tetradi polliniche ancora in posizione, che suggerisce la deposizione contestuale alla sepoltura di fiori gialli e azzurri; la sepoltura di Kebara, che attesta un rituale funebre complesso, con decapitazione del cadavere. Associate a industrie musteriane, e più antiche delle sepolture neandertaliane della medesima area, nel Vicino Oriente sono state trovate anche sepolture di uomini anatomicamente moderni (che provano la precoce comparsa di Homo sapiens sapiens in quell’area): si tratta dei ritrovamenti delle grotte di Skhul e Qafzeh. In alcuni siti della fase finale del paleolitico medio sono venuti in luce anche altri reperti che suggeriscono interessi che oltrepassano la sfera utilitaristica: si tratta di sostanze coloranti (ocra), di “oggetti curiosi” come fossili e minerali, e di qualche incisione su osso o su calcare. La maggior parte delle incisioni trovate nei siti musteriani può essere spiegata come risultato dell’utilizzo della superficie in cui si trovano come supporto per operazioni di taglio o simili; ma alcune sembrano effettivamente intenzionali. Tra queste ricorderemo quella della grotta di Bacho-Kiro (Bulgaria), che presenta una linea spezzata a zig-zag. [Alberto Broglio]

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