paleolitico inferiore

Le conoscenze attuali sulla comparsa dell’uomo e sulla più antica documentazione archeologica inducono ad attribuire a un’età distinta i ritrovamenti che si collocano cronologicamente nel pliocene e nel pleistocene inferiore, restringendo l’intervallo cronologico coperto dal paleolitico inferiore al pleistocene medio, all’incirca tra 700.000 e 120.000 anni dal presente. Entro questo lasso di tempo si realizzarono importanti modificazioni climatiche, riflesse nelle variazioni delle temperature dei mari, nelle glaciazioni e nelle conseguenti variazioni delle linee di costa, e nei cambiamenti realizzatisi nel paesaggio vegetale e nella fauna. L’uomo (Homo erectus) popolò l’Africa, l’Europa meridionale e media, l’Asia meridionale e media. Alcuni reperti scheletrici datati alla parte più recente del paleolitico inferiore (tra 400.000 e 120.000 anni dal presente) mostrano dei caratteri che preannunciano la comparsa di Homo sapiens (preneandertaliani europei, ecc.). I siti si trovano in ambienti diversi, anche se spesso sono collocati presso la riva di laghi o di fiumi; ciò indica una maggiore capacità di adattarsi alle condizioni ambientali, che aumenta ancora di più tra 400.000 e 200.000 anni dal presente, quando comincia a essere addomesticato il fuoco, che consente la creazione di ambienti artificiali. La caccia era la principale risorsa: probabilmente venivano usate come armi giavellotti di legno appuntiti (una punta di legno, eccezionalmente conservata, è stata trovata a Clacton-on-Sea, in Inghilterra) ed erano impiegate trappole. Le tecniche di caccia consentivano l’abbattimento di grossi mammiferi, come elefanti, rinoceronti, bisonti, uri, stambecchi, ecc. L’analisi dei resti faunistici di alcuni siti europei ha mostrato che i cacciatori squartavano gli animali dove erano stati abbattuti, e ne trasportavano solo alcune parti nei campi. Molto più rare sono le testimonianze della raccolta di vegetali e di molluschi marini eduli. In vari siti sono state messe in luce strutture d’abitato costituite da pavimentazioni, allineamenti di pietre, focolari (formati da buche, o protetti da pietre o da rialzi di terra), sulla cui interpretazione non c’è accordo: alcuni autori sostengono trattarsi di capanne o di tende, altri di semplici recinti o ripari. Non conosciamo, di questa età, reperti che suggeriscano atti che oltrepassino la sfera della sopravvivenza materiale; tuttavia la domesticazione del fuoco e l’adozione della tecnica di scheggiatura levalloisiana provano il raggiungimento di un grado elevato di capacità progettuale. In Africa e nel Vicino Oriente il paleolitico inferiore è rappresentato dall’acheuleano, caratterizzato da bifacciali (strumenti ricavati da blocchi o da grandi schegge, elaborati mediante stacchi su due facce e lungo due lati, che conferiscono al manufatto una forma a cuneo o a mandorla, con un’estremità più o meno appuntita e l’altra più o meno arrotondata; la lunghezza varia all’incirca da 10 a 30 cm) e da hachereaux (grandi e massicce schegge, che presentano un margine più corto tagliente, e gli altri elaborati da ampi stacchi). Esso si sviluppa gradualmente dai complessi a choppers e a schegge dell’olduvaiano per tutto il pleistocene medio, e si prolunga, nell’Africa meridionale e media, anche nel pleistocene superiore. Si tratta dunque di uno sviluppo relativamente uniforme, che ha dato luogo alla formazione di varie facies regionali, che sembrano rappresentare dei fenomeni di adattamento alle condizioni ambientali. In Asia la situazione è più differenziata. Nell’Estremo Oriente e nell’Asia sud-orientale le industrie a choppers e a schegge persistono senza modificazioni rilevanti fino alla fine del pleistocene. Nell’Asia meridionale nel pleistocene medio dalle industrie a choppers e a schegge (soaniano) si passa alle industrie a bifacciali e hachereaux, nelle quali compare (tardivamente rispetto all’Europa) la tecnica levalloisiana. In Europa l’articolazione del paleolitico inferiore è più complessa. Dal punto di vista cronologico, è possibile riconoscere una sequenza formata da industrie a choppers e a schegge e industrie a bifacciali (acheuleano, così chiamato dalle cave di Saint-Acheul, sobborgo di Amiens, nella valle della Somme), nella quale si osserva la progressiva diminuzione dei choppers, rimpiazzati dai bifacciali, e la comparsa di tipi sempre più perfezionati (regolari nella forma e accuratamente ritoccati) di bifacciali. Anche le tecniche di produzione delle schegge hanno un significato cronologico: la tecnica su incudine (clactoniana, con la quale si producono schegge grandi, massicce, di sagoma irregolare) è caratteristica della fase più antica; la tecnica levalloisiana (che consente di ottenere schegge più sottili, di forma predeterminata) compare solo nella fase più recente. Pare invece più difficile stabilire se vi siano, accanto all’acheuleano, più linee evolutive parallele di industrie su schegge grossolane (clactoniano, tayaziano) e su schegge sottili di forma predeterminata (levalloisiano; H. Breuil, 1932). Nella fase antica del paleolitico inferiore europeo (databile al glaciale di Mindel e all’interglaciale mindel-rissiano) sono stati distinti: l’acheuleano antico, nel quale i bifacciali sono associati a strumenti, soprattutto raschiatoi, ricavati da schegge di tecnica clactoniana; il clactoniano (così chiamato dal giacimento di Clacton-on-Sea, presso la costa dell’Essex, lungo l’antico corso del Tamigi), nel quale sono associati choppers e strumenti su grandi schegge clactoniane; il tayaziano (così chiamato dal giacimento di La Micoque, nei pressi di Les Eyzies-de-Tayac, in Dordogna) che presenta pure un’associazione di microchoppers e di strumenti relativamente piccoli (becchi, denticolati, ecc.). Il clactoniano copre un’area settentrionale, nella quale è seguito dall’acheuleano. Il tayaziano è invece diffuso in un’area più meridionale, dove è pure presente l’acheuleano. Nella fase recente l’acheuleano viene distinto in una facies in cui i bifacciali sono associati a manufatti su schegge levalloisiane (così chiamate dai depositi fluviali di Levallois, nei dintorni di Parigi: si tratta di schegge relativamente sottili di forma triangolare, laminare o ovoidale, ricavate dallo sfruttamento di nuclei appositamente preparati, a forma di carapace di tartaruga) e in una facies priva di prodotti levalloisiani; compaiono anche industrie molto vicine tipologicamente a quelle che si svilupperanno nel pleistocene superiore, di tecnica sia levalloisiana sia non levalloisiana. Ciò è alla base della differenziazione del musteriano, cioè dell’insieme di industrie che si svilupperanno nel pleistocene superiore (paleolitico medio). [Alberto Broglio]