Ostpolitik

Politica di apertura e riavvicinamento della Repubblica Federale Tedesca ai paesi socialisti dell’Est europeo, sostenuta da Willy Brandt fin dai primi anni Sessanta e avviata in concreto durante il suo cancellierato (1970-74). La Ostpolitik si fondava su quattro punti: riconoscimento delle frontiere esistenti; non ricorso alla forza; sviluppo della cooperazione economica e culturale; mantenimento delle condizioni per l’ulteriore regolazione della questione tedesca nel senso del reciproco riconoscimento dei due stati. I suoi maggiori risultati, grazie anche al ruolo del ministro degli Esteri, il liberale Walter Scheel, furono i trattati con URSS e Polonia (1970), con la Cecoslovacchia (1973), ma soprattutto con la Repubblica Democratica Tedesca (1972). Quest’ultimo segnò l’avvio di buone relazioni stabili tra i due stati tedeschi. Dopo le dimissioni di Brandt, la Ostpolitik fu proseguita con altrettanta fortuna dal suo successore Schmidt e dal ministro degli Esteri Genscher.