ordini religiosi

Nella chiesa cristiana, associazioni volontarie di persone che scelgono di vivere comunitariamente seguendo una determinata “regola”. Si distinguono dalle congregazioni, perché i propri membri pronunciano voti solenni, mentre i voti delle congregazioni sono semplici. Secondo il diritto canonico, gli ordini cattolici possono essere: monastici, se la regola prevede il distacco dalla vita secolare; di canonici regolari, se tra le funzioni c’è la cura delle anime; mendicanti, se il voto principale, che coinvolge non solo i singoli, ma l’ordine nel suo complesso, è quello della povertà; di chierici regolari, se gli appartenenti sono ordinati al sacerdozio. Data la separazione tra i sessi e tra ordinati e laici, possono formarsi, intorno alla stessa regola, fino a tre ordini: maschile, femminile e di laici. Possono esistere ordini di soli laici, come i fratelli delle scuole cristiane, e “istituti secolari”, come l’Opus Dei, che scelgono di vivere nel mondo e nell’esperienza professionale la propria scelta religiosa. Gli ordini religiosi affondano le proprie radici nel fenomeno del monachesimo, sorto in Oriente nei primi secoli dell’era cristiana. Le prime esperienze di monachesimo ebbero carattere eremitico o anacoretico (S. Antonio abate), cioè di fuga dal mondo per condurre una vita solitaria, improntata all’ascetismo e alla contemplazione. Il monachesimo cenobitico, fondato cioè sulla vita in comune, nacque in Egitto alla fine del III secolo per iniziativa di Pacomio; Basilio di Cesarea (IV secolo) stabilì successivamente la regola che disciplinò gli ordini monastici orientali fino ai nostri giorni. I monaci si impegnarono solennemente a una vita di povertà, castità e obbedienza all’abate, termine che designò il superiore del convento o dell’ordine. In Occidente il monachesimo si affermò a partire dal IV secolo, in varie forme sia eremitiche, sia, soprattutto, cenobitiche, ma fu decisiva, per lo sviluppo dei successivi ordini religiosi occidentali, l’opera di Benedetto da Norcia, fondatore dell’abbazia di Montecassino. La regola benedettina ebbe grande importanza perché a essa si ispirarono tutti gli ordini religiosi occidentali del medioevo, anche per la sua imposizione a tutti i monasteri da parte di Carlo Magno (817). Essa prevedeva, accanto agli impegni di preghiera e liturgici, attività di lavoro manuale (“ora et labora”, secondo una sintesi in realtà non contenuta testualmente nella regola). Grazie alla regola benedettina, gli ordini religiosi medievali ebbero un ruolo importante nell’agricoltura del periodo, costituendo spesso aziende modello, che, imitate dai contadini circostanti, contribuirono, con la diffusione delle nuove tecniche, alla rivoluzione agricola dell’XI secolo. L’attività benedettina fu essenziale anche in campo culturale, con l’opera degli amanuensi che salvarono e trasmisero parte rilevante del patrimonio culturale dell’antichità. Con la regola benedettina gli ordini religiosi iniziarono a praticare anche forme di assistenza sociale, accoglienza dei poveri, cura dei malati, attività di insegnamento, che ne caratterizzarono l’impegno nella storia successiva fino ai giorni nostri. Nuovi ordini religiosi sorsero nel X e XI secolo per combattere la corruzione (simonia e concubinato) del clero, penetrata talvolta negli stessi monasteri, ormai diventati vere e proprie potenze fondiarie, e ripristinare la regola benedettina nella sua purezza; i principali furono: cluniacensi (910), cistercensi (1098), camaldolesi (1012), vallombrosani (1015), certosini (1084). Essi ebbero un ruolo significativo nella riforma della chiesa e nella lotta per le investiture. Dai loro monasteri provennero importanti papi (tra gli altri Gregorio VII, cluniacense). Nel XII secolo si formarono le prime comunità di canonici regolari, come i premostratensi, i lateranensi e la congregazione di S. Vittore di Marsiglia, che alla vita comunitaria affiancarono la cura delle anime. Nel periodo delle crociate sorse il particolare fenomeno degli ordini monastico-cavallereschi (templari, ospitalieri, cavalieri teutonici), costituiti da monaci-guerrieri (milites Christi). Essi, oltre ai voti tradizionali, si impegnarono nella difesa militare dei luoghi santi e nella protezione e assistenza ai pellegrini. Nel XIII secolo, epoca di diffusione di eresie e di esperienze religiose critiche della potenza della chiesa romana, nacquero gli ordini mendicanti (francescani, domenicani, carmelitani, agostiniani), così chiamati perché vivevano di elemosina. Essi, con la pratica individuale e collettiva della povertà evangelica, contribuirono a ridare credibilità alla chiesa, a riavvicinarla alla sensibilità religiosa popolare e a conferire efficacia, di conseguenza, alla lotta contro le eresie. Un nuovo periodo di proliferazione di ordini, questa volta di chierici regolari, fu il XVI secolo, età della Riforma protestante e della Controriforma. Questi ordini rinnovarono profondamente la vita interna della chiesa e diedero impulso a una sua più forte presenza assistenziale nella realtà sociale. I nuovi ordini (teatini, somaschi, barnabiti, orsoline, cappuccini, fatebenefratelli, camilliani) si dedicarono alla cura dei poveri e degli orfani, all’istruzione popolare, all’assistenza ai malati, supplendo in tali campi alla pressoché totale inerzia degli stati, oltre alla predicazione, alla cura pastorale e alla rigenerazione morale e culturale del clero. Particolare importanza ebbero i gesuiti, che per secoli furono un fondamentale strumento a disposizione del papa (al quale facevano voto di fedeltà assoluta, “perinde ac cadaver”). La loro opera fu rilevante in numerosi ambiti: educazione (i loro collegi monopolizzarono per secoli l’istruzione secondaria), lotta al protestantesimo e riconversione di regioni dove aveva attecchito la propaganda protestante (Austria, Polonia), slancio missionario in Estremo Oriente e nel Nuovo Mondo, influenza sulla politica dei sovrani, di cui spesso furono confessori o consiglieri. Nei secoli successivi, le attività degli ordini e la nascita di nuovi ordini proseguirono lungo la direzione aperta dalla Controriforma e dal concilio di Trento (1545-63). Nel periodo del dispotismo illuminato e della lotta degli stati contro i privilegi della chiesa molti ordini religiosi, soprattutto quelli puramente contemplativi, furono soppressi. Lo stesso ordine dei gesuiti venne temporaneamente sciolto tra il 1773 e il 1814. Nella chiesa ortodossa gli ordini religiosi conservarono l’originaria propensione per la vita ascetica e contemplativa e continuarono a ispirarsi alla regola di Basilio di Cesarea. I più noti sono i monaci del monte Athos in Grecia, ordine sorto nel X secolo. Il protestantesimo rifiutò la vita monastica e solo negli ultimi due secoli furono costituiti ordini religiosi nell’ambito delle chiese protestanti. Tra questi la comunità ecumenica di Taizé (Francia), fondata dal calvinista R. Schutz nel 1945, e la comunità anglicana della Resurrezione.