Obama, Barack

(Honolulu, Hawaii, 1961, viv.). Uomo politico afro-americano. Dopo il compimento degli studi presso la Columbia University di New York, si iscrisse al partito democratico, impegnandosi attivamente nella difesa dei diritti civili e, nei primi anni Novanta, promuovendo presso la comunità afroamericana la candidatura presidenziale di Bill Clinton.
Nel 1996 fu eletto al senato dell’Illinois e nel 2004 al senato federale. Nel 2007 annunciò, in vista delle elezioni presidenziali, la propria candidatura alle primarie del partito democratico e, nel corso della prima metà del 2008, ingaggiò di conseguenza una dura competizione con Hillary Clinton, che si concluse con la sua investitura ufficiale nell’agosto dello stesso anno. Impostando successivamente la propria campagna presidenziale sulla necessità di un rilancio dell’immagine americana nel mondo e di una politica socio-economica maggiormente attenta ai bisogni delle classi meno abbienti, nel novembre 2008 Obama si impose col 53% dei consensi sul senatore repubblicano John McCain, diventando così il 44esimo presidente degli Stati Uniti e il primo afroamericano a rivestire tale incarico. Tra i suoi primi atti rientrò, sul piano internazionale, la distensione dei rapporti con la Russia e soprattutto l’avvio di una stagione meno conflittuale nei rapporti con l’Islam. In conseguenza di tali sforzi fu insignito nel 2009 del Premio Nobel per la Pace. Obama dovette però fare i conti con le conseguenze disastrose provocate dalla crisi finanziaria globale del 2008, con l’emergenza ambientale scatenata nel 2010 dallo scoppio di una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico e infine, divenendo oggetto di aspre critiche per via della perdurante stagnazione economica, della disoccupazione e della riforma sanitaria (infine approvata nel marzo 2010), con la crescente opposizione dei conservatori raccolti nel movimento libertario del Tea Party. A queste difficoltà sul piano interno si aggiunsero poi quelle determinate sul piano internazionale dall’aggravarsi della situazione in Afghanistan, che comportò, a dispetto delle promesse elettorali, un rafforzamento del contingente militare statunitense, e dall’ondata di proteste di massa che, nel 2011, dopo aver determinato la caduta dei regimi di Ben Alì in Tunisia e di Mubarak in Egitto, degenerarono in guerra civile in Libia, dove gli Stati Uniti, pur prendendo parte alla coalizione, affidarono la gestione della crisi alla Nato. Rientrò nella medesima strategia di progressivo disimpegno internazionale, l’annuncio, nel dicembre del 2011, del completo ritiro delle forze armate statunitensi dall’Iraq.
A fronte alle perduranti difficoltà interne, legate alle incertezze economiche e alla forte polarizzazione tra repubblicani e democratici emersa con forza in occasione della votazione del bilancio statale, rappresentò per Obama un importante successo l’annuncio nel maggio 2011 dell’uccisione, a opera di commando di marines statunitensi, di Osama Bin Laden. Nonostante le critiche nei confronti della sua presunta incapacità di gestire la crisi economica, alle elezioni presidenziali del 2012 riuscì a conquistare un secondo mandato, imponendosi sul candidato repubblicano Mitt Romney.
[Federico Trocini]