normanni

Appartengono alle correnti migratorie dei popoli scandinavi (i vichinghi) che nel IX-XI secolo si sparsero per l’intera Europa, insediandosi in Russia e penetrando anche nell’impero bizantino. In Occidente furono chiamati “normanni” dai cronisti che spiegarono questo appellativo con la loro provenienza (“uomini del nord”). Le loro terribili incursioni infestarono la Francia fin dall’età carolingia. Nell’885-86, partendo da un campo base sulla Senna impiantato già nell’856, strinsero d’assedio Parigi, che riuscì a resistere. Nel 911 il re Carlo III il Semplice fu costretto a riconoscere che i normanni controllavano ormai buona parte del territorio del corso inferiore della Senna e legittimò il passaggio della contea di Rouen al capo normanno Rollone, che giurò formale fedeltà al re diventandone (ma solo nominalmente) vassallo. Tra il 919 e il 937 l’espansione normanna raggiunse la Fiandra e Nantes, togliendo ai bretoni il Cotentin e la regione di Avranches. L’ampia regione così costituitasi prese da loro il nome di Normandia e divenne un ducato che si reggeva secondo gli ordinamenti carolingi (vassallatico-beneficiari). All’espansione e al progressivo insediamento sul continente corrisposero puntate offensive contro l’Inghilterra, nella quale i vichinghi si stanziarono nell’886, abbracciando la religione cristiana e dando origine all’insediamento del Danelow. La conversione dei normanni al cristianesimo avvenne per gradi (non era ancora completa con Rollone, che per avere il favore di tutte le divinità faceva dire preghiere cristiane e insieme non disdegnava i sacrifici umani). Alla fine del X secolo la loro legittimazione era completa e i duchi di Normandia erano accettati a pieno titolo fra in grandi signori cristiani dell’Occidente. Si può assumere il 996 (data del restauro di Mont-Saint-Michel) come l’inizio di una loro politica nei confronti dei monasteri simile a quella delle altre famiglie aristocratiche d’Occidente e che portò all’istituzione di un cenobio della famiglia ducale (Fécamp). Dalla Normandia partirono, in modi e in momenti diversi, le due grandi direttrici migratorie che caratterizzarono la storia normanna: quella verso l’Italia meridionale e quella in Inghilterra. La prima consistette nello spostamento di gruppi, legati da rapporti familiari o di consuetudine nella guerra, verso sud, nell’Italia meridionale, dove mancavano forze in grado di esercitare un potere reale o anche soltanto un’efficace egemonia: la spinta degli arabi stanziati in Sicilia era esaurita, i signori d’origine longobarda e franca soprattutto della Campania erano in perenne conflitto, i bizantini stavano cercando di riconquistare militarmente quelle terre e anche gli imperatori tedeschi rivendicavano la sovranità sull’Italia del sud. I guerrieri venuti dal nord per un paio di decenni servirono come mercenari vari contendenti. Uno dei loro primi capi fu Rainolfo Drengot che, servendo il duca di Napoli Sergio IV, ottenne il territorio di Aversa e il titolo di conte (1029). Da lì partirono nuove scorrerie e spedizioni che furono devastanti per l’assetto politico della Campania e condussero nel 1062 alla caduta del principato di Capua. Anche le bande che operavano al servizio dei principi di Salerno si organizzarono e, facendo base a Melfi, inflissero ripetute sconfitte ai bizantini in Puglia a partire dal 1041, sino ad occupare l’intera regione. Ma questo avvenne soltanto dopo l’arrivo dalla Normandia di Guglielmo “Bracciodiferro” d’Altavilla, costretto a cercar fortuna per evitare che la spartizione dell’eredità paterna annientasse il patrimonio della sua famiglia di piccola nobiltà; lo seguirono i fratelli Unfredo, Roberto il Guiscardo e Ruggero. I normanni iniziarono allora a costituire una minaccia per i pontefici romani. Papa Leone IX mosse loro guerra, ma fu sconfitto e fatto prigioniero (1053). Nel 1059 Niccolò II riconobbe ai normanni una legittimità formale: Roberto, che era riuscito a diventare punto di coagulo degli interessi dei normanni ormai stabilmente insediati nel Mezzogiorno, giurò la fedeltà feudale al papa, il che significava che le terre che egli occupava erano da lui detenute con pieno diritto perché, formalmente, vassallo del pontefice. Così si posero le basi per una situazione di rapporti ambigui con Roma, che andavano dall’alleanza all’ostilità, e dichiaratamente antagonisti con gli imperatori tedeschi, le cui conseguenze si fecero sentire fin oltre la morte di Federico II (1250). Sotto la guida del Guiscardo i normanni occuparono la quasi totalità dell’Italia meridionale. Una serie di spedizioni congiunte con il fratello Ruggero condusse alla conquista anche della Sicilia musulmana, che Ruggero occupò con il titolo di conte. Il Guiscardo morì nel 1085 durante un’offensiva contro la Grecia bizantina, lasciando una situazione precaria nella parte peninsulare d’Italia. Il suo primogenito Boemondo, escluso dalla successione, partecipò alla prima crociata diventando signore di Antiochia, che resse con il titolo di “principe”. Dopo 45 anni, con l’istituzione del regno (1130) a opera di Ruggero II, si diede origine a una realtà politica territoriale tendenzialmente unitaria. L’altra grande conquista normanna, quella dell’Inghilterra, ebbe caratteristiche diverse proprio perché puntava su un regno già organizzato. Ne fu artefice Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, che, in quanto nipote di Edoardo il Confessore, reclamava il suo diritto di successione. Nel 1066 Guglielmo ottenne la vittoria a Hastings e dal 1071 l’Inghilterra poteva dirsi pacificata (ma il rapporto feudale che legava i duchi di Normandia ai re di Francia fece sì che i re inglesi fossero vassalli dei re francesi: una situazione difficile che esplose poi alla fine del XII secolo). Diversamente da quanto stava avvenendo nell’Italia meridionale, in Inghilterra i re poterono presto contare su un sistema abbastanza organizzato di controllo e di amministrazione che faceva capo alla corte regia. Ne fu espressione il grande censimento degli uomini e delle terre compilato nel 1086 e chiamato Domesday Book. Qualcosa di assai lontanamente simile fu introdotto nell’Italia normanna soltanto intorno alla metà del secolo XII, quando fu compilato un registro degli obblighi feudali nei riguardi della corona (Catalogus Baronum). Al di là delle differenze dovute alle situazioni regionali, l’insediamento normanno ebbe caratteristiche per certi versi analoghe. I normanni, forse perché non erano portatori di una cultura forte e organizzata o forse perché essa era fondamentalmente sincretistica, fecero proprie molte delle caratteristiche dei territori conquistati. In Normandia cominciarono a parlare il franco in tempi molto rapidi (e il franco rimase la loro lingua ovunque andassero, anche se contaminato con le lingue locali per necessità di comunicazione); dal regno franco mutuarono anche modelli di organizzazione politica. La conquista dell’Inghilterra li mise in contatto con la cultura bretone e gallese, che fu rapidamente assimilata (è il caso del ciclo arturiano). Nell’Italia del sud la quantità di culture con cui dovettero convivere (greco-bizantina, latino-longobarda, arabo-musulmana, ebraica) fornì loro gli strumenti della comunicazione del potere, e a questo si deve se dei principi normanni si è detto che erano arabizzati, imitatori di Bisanzio, ecc.: Roberto il Guiscardo, Ruggero I, Ruggero II, Guglielmo I, Guglielmo II usarono consapevolmente i segni appartenenti a tutte le etnie nelle quali si dividevano i loro sudditi. Tanto in Inghilterra e in Normandia quanto in Sicilia, essi si sforzarono poi di organizzare cancellerie e un sistema di corte che mettesse in grado il re di governare il più possibile con le sue sole forze e attraverso i suoi uomini, ciò che avvicinò abbastanza precocemente i normanni al pensiero giuridico romano e bizantino, senza che con questo venisse meno la caratteristica feudale e militare del loro potere (ma fu abbastanza perché la storiografia coltivasse il mito di una struttura burocratica e centralizzata, vicina al tipo ideale dello stato moderno, che si riverberò anche su Federico II). La capacità sincretistica, dunque, accomunò i normanni del nord e quelli del sud e ne fece dei grandi sperimentatori.