Norimberga, processi di

Furono celebrati tra l’8 agosto 1945 e il 30 settembre 1946 per esaminare i crimini commessi dai nazisti nel corso della seconda guerra mondiale (nazionalsocialismo). L’iniziativa giudiziaria concretizzò l’intenzione, manifestata fin dal 1943 dai paesi del fronte antinazista, di punire i responsabili di tanti misfatti, dopo che, nel 1942, già nove governi in esilio di stati occupati dai tedeschi avevano accusato i nazisti di violazione degli accordi dell’Aja sulla protezione delle popolazioni civili in tempo di guerra. La corte internazionale – costituita in base a un accordo tra Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Unione Sovietica – esaminò i crimini contro la pace (guerra offensiva), i crimini di guerra (violazione del diritto di guerra, violenze alla popolazione civile, deportazioni, uccisioni di ostaggi, saccheggi) e i crimini contro l’umanità (persecuzioni razziali, politiche, religiose). Dopo mesi di raccolta di documenti e di dibattito processuale, il 1° ottobre 1946 furono pronunciate le sentenze. Dodici imputati (tra i quali H. Göring, J. von Ribbentrop, Alfred Rosenberg e Martin Bormann) furono condannati a morte, altri sette (tra cui R. Hess e K. Dönitz) condannati a lunghe pene detentive. Il caso dell’industriale Krupp von Bohlen venne stralciato, mentre von Papen, Schacht e Fritzsche furono prosciolti. La direzione del partito nazista, la Gestapo, lo SD (servizio di sicurezza) e le SS furono definiti organizzazioni criminali e i loro membri dichiarati punibili per la semplice appartenenza ad esse. Dalla documentazione processuale risulta che i crimini nazisti fecero più di dieci milioni di vittime. Di queste circa cinque-sei milioni erano ebrei (olocausto).