nomadismo

Sistema di vita dei popoli che non hanno fissa dimora e si spostano continuamente alla ricerca dei mezzi di sussistenza. Prima della nascita dell’agricoltura in età neolitica, fu la condizione normale di esistenza delle società umane, che vivevano di caccia, pesca, allevamento, raccolta dei frutti spontaneamente offerti dalla natura e forme rudimentali di agricoltura. La ricostituzione dei beni di una natura non lavorata era troppo lenta per soddisfare le esigenze della riproduzione della vita umana, per cui erano necessari continui spostamenti alla ricerca di nuove aree da sfruttare. La struttura sociale delle comunità nomadiche era semplice, poco stratificata, senza la divisione del lavoro e l’istituto della proprietà privata. Vi sono diverse forme di nomadismo, da quello assoluto dei popoli che non hanno alcuna sede di riferimento, al pendolarismo degli allevatori che, con ritmo stagionale, si trasferiscono periodicamente dalla pianura alla montagna, al seminomadismo delle società che alternano periodi di agricoltura sedentaria e di allevamento nomadico. In età storica, le migrazioni di popoli barbari, spesso dotati di notevoli virtù guerriere, ebbero conseguenze talvolta rilevanti sulle civiltà, come nei casi quasi contemporanei delle invasioni barbariche che travolsero gli imperi romano e cinese tra il III e il V secolo d.C. Un modello particolare di nomadismo è quello degli zingari, che si trasferiscono sempre in prossimità di comunità stanziali, alle quali è legata la loro offerta economica, di natura artigianale, commerciale o di servizio (circo, chiromanzia, ecc.). Esistono tuttora, oltre agli zingari, popolazioni nomadi in alcune regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania.