Annibale

(Cartagine 247, † Bitinia 183 o 182 a.C.). Generale cartaginese. Figlio maggiore di Amilcare Barca, seguì nel 237 il padre in Spagna e, nel 221, ne fu nominato comandante supremo. Nel 220, vincitore di una spedizione militare contro i vaccei, inseguì le truppe dei carpetani al di là del Tago e, sbaragliatele, assediò Sagunto, città alleata di Roma, la espugnò (219) e ne massacrò gli abitanti, scatenando così la seconda guerra punica (218-201). Progettò di sconfiggere i nemici cogliendoli di sorpresa sul fronte settentrionale. Giunto alla bocca più occidentale del Rodano, dopo quattro giorni di marcia, superò il fiume con l’esercito e valicò le Alpi. Appoggiato dai boi e dagli insubri, sconfisse le forze romane al Ticino e alla Trebbia (218). Nel 217, varcato l’Appennino e devastata l’Etruria, vinse e uccise, sulle sponde del lago Trasimeno, il console Gaio Flaminio e marciò verso l’Italia meridionale. Avendo offerto battaglia inutilmente e vedendosi sorvegliato a distanza dalle quattro legioni del dittatore Quinto Fabio Massimo, piegò verso la Puglia, stabilendovi i suoi quartieri d’inverno. Nel 216 a Canne inflisse ai romani, guidati da Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, una disastrosa sconfitta. La lega italica sembrò disgregarsi, Capua aprì le porte ad Annibale. Dal 215 in poi, tuttavia, Marco Claudio Marcello e Fabio Massimo riuscirono con la loro tattica temporeggiatrice a risollevare le sorti della guerra. Caduta la speranza di rinforzi, dopo la sconfitta del fratello Asdrubale al Metauro (207), Annibale fu costretto ad arroccarsi nel Bruzio dove resistette fino all’autunno del 203, quando gli fu intimato dal senato cartaginese di rientrare in patria. Nel 202 fu definitivamente sconfitto da Scipione Africano a Zama. La stessa Cartagine, secondo il trattato di pace, divenne alleata di Roma. Nominato suffeto (197 circa), Annibale tentò poi di riformare la costituzione in senso democratico, alienandosi le simpatie degli aristocratici. Nel timore di essere consegnato ai romani, si rifugiò presso Antioco III; dopo la sconfitta di questi a Magnesia (189) riparò a Creta e quindi presso il re Prusia in Bitinia. Qui, ricercato ancora dai romani, si diede la morte col veleno.