(Allahabad 1889, † Nuova Delhi 1964). Uomo politico indiano. Dopo aver studiato in Inghilterra, tornò in India e qui entrò a far parte del Partito del Congresso, diventando uno dei più stretti collaboratori di Gandhi nella lotta per l’indipendenza. Esponente dell’ala sinistra, di tendenza socialista, del Partito del Congresso, nel 1923 ne divenne segretario. Negli anni successivi subì numerosi arresti da parte delle autorità inglesi, proseguendo però il suo impegno per l’indipendenza e la stretta collaborazione con Gandhi, da cui pur lo dividevano alcune divergenze teoriche. Fu eletto primo ministro all’indomani della proclamazione dell’indipendenza (1947) e rimase al potere fino alla morte. In politica estera si impegnò per mantenere l’India in posizione di neutralità fra i due blocchi e fu tra i protagonisti della conferenza di Bandung dei paesi non allineati (1955). All’interno promosse una politica di modernizzazione e di riforme sociali, nella prospettiva di uno sviluppo in senso socialista dell’India attraverso mezzi democratici e la coesistenza di proprietà privata e pianificazione statale. Nel 1949 promulgò la costituzione che faceva dell’India una repubblica parlamentare di tipo federale. Nel 1951 varò il primo dei piani quinquennali volti a favorire lo sviluppo industriale del paese. Nel 1956 abolì definitivamente il sistema delle caste. Tra gli importanti risultati ottenuti vi fu l’integrazione nell’Unione indiana dei numerosi antichi stati principeschi disseminati nella penisola e degli ex possedimenti coloniali francesi (Pondicherry) e portoghesi (Goa). Nehru non riuscì tuttavia a far compiere al paese lo sperato decollo economico, per il peso di problemi quali la fragilità delle strutture produttive, la crescita demografica, le tensioni etniche e sociali e l’opposizione delle forze conservatrici a innovazioni importanti come la riforma agraria. Negli ultimi anni di governo dovette inoltre affrontare gravi contrasti con la Cina per questioni di frontiera, che portarono a un breve conflitto nel 1962.