negazionismo

In ambito storiografico il termine negazionismo definisce quell’insieme articolato di posizioni tese a ridimensionare o negare del tutto il genocidio degli ebrei europei compiuto dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. A differenza del revisionismo, che si propone perlopiù di correggere le tesi storiografiche dominanti a partire dall’analisi di nuove acquisizioni documentarie o dall’interpretazione dei fatti secondo orientamenti politico-culturali diversi, esso intende confutare un avvenimento storico accertato come l’Olocausto in virtù di un persistente pregiudizio di matrice antisemita: secondo i più noti negazionisti, l’Olocausto non sarebbe infatti altro che una gigantesca messa in scena funzionale alla demonizzazione della Germania nazista e soprattutto ai propositi egemonici perseguiti a livello globale dai circoli ebraici. Suoi più noti esponenti sono i francesi Paul Rassinier e Robert Faurisson, il tedesco Ernst Zündel, l’inglese David Irving e l’italiano Carlo Mattogno, tutti facenti capo all’americano Institute for Historical Review.
In alcuni paesi, tra cui la Francia, la Germania, l’Austria e il Belgio, la negazione dell’Olocausto costituisce reato.
[Federico Trocini]