nazionalizzazione

Atto tramite il quale si trasferisce alla collettività dei cittadini – e dunque allo stato – la proprietà della terra, dei mezzi di produzione industriale, delle banche, degli esercizi commerciali. La moderna idea di nazionalizzazione nasce nell’ambito del socialismo, che pone tra i suoi principi fondamentali l’eliminazione della proprietà privata in quanto mezzo di sfruttamento, a fini di profitto, del lavoro altrui. Il primo paese ad avere praticato una politica di nazionalizzazioni su vasta scala è stata quindi la Russia (poi URSS) dopo il 1917 e specie a partire dal 1928; essa fu imitata dalle democrazie popolari dopo il 1945. Ma anche nei paesi capitalistici soprattutto la crisi del 1929 stimolò la creazione di un settore pubblico nell’economia, in una temperie politico-culturale favorevole all’interventismo statale (di vario segno politico). Negli anni Trenta nazionalizzazioni di banche e industrie si ebbero in Germania, Italia e Francia, mentre in Inghilterra furono avviate solo nel 1945. Più di recente anche molti paesi del Terzo Mondo hanno proceduto alla nazionalizzazione delle industrie appartenenti a grandi società multinazionali, in un’ottica nazionalistica di emancipazione dalla tutela economica e politica straniera. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta ha preso avvio, nei paesi occidentali e capitalistici, una netta inversione di tendenza che, in tempi e modi diversi, ha portato a un progressivo smantellamento del settore pubblico dell’economia.