nazionalismo

Dalla concezione liberaldemocratica della nazione si differenzia il nazionalismo, in quanto movimento e dottrina politica che esaspera e persegue la realizzazione dell’idea del “primato” (razziale, morale, storico, religioso, economico-politico, ecc.) di una determinata nazione per motivi in genere non giustificabili se non ricorrendo in ultima analisi a petizioni di principio (per esempio l’idea stessa del “primato”). Secondo il sociologo R. Michels il nazionalismo sarebbe radicato nel principio di trasgressione tipico della psicologia dei popoli. Questo agirebbe quando un popolo, dopo aver raggiunto l’obiettivo della fondazione di uno stato nazionale libero e indipendente (posto e non concesso che ciò sia perfettamente fattibile), oltrepassa i suoi confini e sottomette minoranze di altri popoli o addirittura intere nazioni. Nel primo caso, si parla di una forma plausibile di nazionalismo di tipo “risorgimentale” (per quanto l’idea del “primato”, espressa in modo non aggressivo, fosse presente in teorici nazionali democratici), positivamente legata al conseguimento dell’indipendenza nazionale in un quadro di valori liberali o democratici; nel secondo di nazionalismo vero e proprio. In realtà, una definizione univoca di nazionalismo non è ancora stata prodotta dalla storiografia e dalla scienza politica. Sembrano peraltro connaturati al nazionalismo atteggiamenti imperialisti, militaristi, bellicisti e intolleranti (spesse volte razzisti e antisemiti) tesi a sostenere e a incrementare la potenza nazionale all’interno di elaborazioni ideologiche normalmente fondate su valori di destra e reazionari. Si parla in questo caso, specialmente nella cultura tedesca, di “nazionalismo estremo” o “integrale”. Il nazionalismo di tipo “risorgimentale” sorse nell’Europa occidentale durante l’Ottocento, per diffondersi poi nelle altre aree del mondo che man mano passavano dalla condizione coloniale a quella di stati indipendenti (come le nazioni latino-americane durante l’Ottocento o molti paesi africani e asiatici del Novecento). Viceversa, il nazionalismo autentico (“estremo” o “integrale”) fu connesso col raggiungimento di finalità imperialiste in Gran Bretagna durante l’ultimo quarto del secolo scorso (in particolare durante la guerra anglo-boera), revansciste in Francia, neoimperialiste in Italia e pangermanistico-razziste nella Germania guglielmina e nazionalsocialista. In Italia le delusioni per le sconfitte nelle imprese coloniali di fine Ottocento, la brama di uno status più elevato tra le grandi potenze imperiali, un acceso sentimento elitario, antidemocratico e antisocialista caratterizzarono la maturazione ideologica del movimento nazionalista di E. Corradini, L. Federzoni, G. Papini, A. Rocco, e la fondazione nel 1910 dell’Associazione nazionalista italiana e della sua rivista “L’Idea Nazionale”. Favorevole all’intervento nella prima guerra mondiale, il movimento nazionalista italiano confluì dopo alterne vicende nel Partito nazionale fascista di B. Mussolini nel primo dopoguerra.