Napolitano, Giorgio

(Napoli 1925, viv.). Uomo politico italiano. Durante gli anni universitari aderì al Gruppo Universitario Fascista (GUF), ma, all’indomani dell’occupazione tedesca, prese parte alle azioni della Resistenza in Campania. Nel 1945 si iscrisse al Partito comunista italiano e nel 1953 entrò in parlamento, risultando successivamente sempre rieletto, tranne che nel 1963-68 (IV legislatura). Fu controversa la sua posizione nei confronti della repressione dell’insurrezione ungherese del 1956. Negli anni Sessanta e Settanta ricoprì importanti incarichi dirigenziali all’interno del partito e successivamente, quale esponente della corrente “migliorista” e riformista, fu tra i principali fautori della transizione del partito verso posizioni socialdemocratiche. Tra 1992 e 1994 fu Presidente della Camera dei deputati e tra 1996 e 1998 Ministro degli Interni. Nel 2005 fu nominato senatore a vita e nel maggio 2006 fu eletto Presidente della Repubblica, divenendo così il primo membro del partito comunista ad assumere l’incarico di Capo di Stato. Durante il suo mandato gestì dapprima la crisi del secondo governo Prodi, all’indomani della quale rivestì un decisivo ruolo di mediazione di fronte alla permanente conflittualità politica tra centrodestra e centrosinistra; gestì poi la crisi del quarto governo Berlusconi, in occasione della quale assunse un ruolo di primo piano nel corso della delicata fase di formazione del governo Monti.
Soprattutto in questa circostanza, il ruolo assunto da Napolitano fu così determinante da indurre, nel dicembre 2011, il New York Times ad attribuirgli il soprannome di “re Giorgio”, con evidente riferimento alla figura di Giorgio VI d’Inghilterra. Alla scadenza del suo mandato si ritrovò ad affrontare una nuova fase altamente critica, successiva al risultato delle elezioni del 2013, che videro la vittoria di strettissimo margine della coalizione di centro-sinistra. Dopo aver constatato l’impossibilità da parte di Pierluigi Bersani di formare un governo sostenuto da una solida maggioranza, prima affidò a un comitato di saggi il compito di redigere un programma di riforme fondamentali, poi, contestualmente alla sua rielezione alla presidenza, assegnò a Enrico Letta l’incarico di formare un governo di larghe intese. Con la sua rielezione al vertice dello stato nell’aprile 2013, fu il primo presidente italiano a essere investito di un secondo mandato.