Myanmar

Stato attuale dell’Asia sudorientale.

È il nome assunto dalla Birmania nel 1989. Situato nella parte nordoccidentale della penisola indocinese, si costituì in repubblica nel 1948 con il nome di Unione Birmana.

  1. Dalla civiltà birmana delle origini alla colonizzazione
  2. La Birmania indipendente
  3. Il golpe militare e lo stato di Myanmar
  4. La nuova stagione: Aung San Suu Kyi
1. Dalla civiltà birmana delle origini alla colonizzazione

Sede di antiche e fiorenti civiltà, tra V e VI secolo d.C. il territorio dell’attuale Myanmar fu esposto all’influenza indiana. Soltanto verso l’800 vi si stanziarono i birmani, che fondarono la città di Pagan. All’epoca della discesa dei birmani dalle alture del Tibet, la regione costiera era occupata dal regno di Pegu, fondato all’inizio del IX secolo. Nel nord della regione si era invece consolidato il regno T’ai dei Nanchao dello Yunnan. I birmani unificarono la regione sotto il regno di Anoratha nell’XI secolo, ma furono poi sconfitti nel 1287 da Qubilay Khan, in seguito all’invasione dei mongoli provenienti dalla Cina. Il dominio mongolo fu rovesciato nel XIV secolo e nel territorio birmano nacquero numerosi potentati, tra cui quelli di Ava, Pegu e Toungoo che riuscì a estendere la sua egemonia sulla regione ricostituendo l’unità del paese all’epoca di Tabinshwehti (1531-50) e rimanendo dominante fino al 1753. Nei secoli precedenti intanto l’attuale Myanmar si era affermato come centro commerciale, accogliendo all’inizio del XVI secolo il primo porto commerciale portoghese. Una nuova dinastia birmana, fondata da Alaungpaya intorno alla metà del XVIII secolo, spostò la capitale a Rangoon e dovette da allora confrontarsi con la penetrazione della Compagnia inglese delle Indie orientali. Attraverso fasi successive gli inglesi dapprima occuparono Rangoon, poi sottomisero parte del territorio ai possedimenti indiani e infine completarono l’occupazione della regione proclamandone nel 1886 l’annessione all’impero indiano. Nel 1937 l’attuale Myanmar fu separato dall’India e divenne una colonia dell’Inghilterra, a fianco della quale combatté durante la seconda guerra mondiale. Il dominio britannico cadde in seguito alla conquista dei giapponesi (1942). Contro l’occupazione giapponese si formò in seguito la Lega antifascista popolare di liberazione, che ebbe ragione dell’esercito nipponico soltanto nel 1945. Tra i leader della liberazione si distinse il nazionalista Aung San. Tre anni più tardi l’Inghilterra, dopo aver inutilmente tentato di ristabilire il regime coloniale, riconobbe formalmente l’indipendenza del paese, che fu proclamata il 4 gennaio del 1948.

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2. La Birmania indipendente

Nel medesimo anno esso entrò a far parte dell’ONU. Il fronte unitario della Lega antifascista, che aveva raccolto intorno a sé forze assai eterogenee, si frantumò quasi immediatamente. Il paese attraversò un periodo di violenti disordini, durante il quale alle lotte interne – il governo dovette combattere contro i movimenti comunisti di Than Tun e di Thakin Shoe e contro i kareni – si aggiunsero i riflessi della guerra fredda e l’irruzione delle truppe della Cina nazionalista schierate contro i comunisti birmani. Il capo del governo U Nu avviò una politica tesa a concedere autonomie ai gruppi etnici e a migliorare le precarie condizioni di vita della popolazione. Gli scarsi successi ottenuti produssero una forte instabilità politica, testimoniata dal continuo alternarsi al potere dello stesso U Nu e del generale Ne Win, che con un colpo di stato si assicurò il potere nel 1962. Eletto dal consiglio rivoluzionario delle forze armate, egli instaurò un regime autoritario e monopartitico, procedendo alla nazionalizzazione delle attività industriali ed estrattive gestite dalle compagnie straniere, alla nazionalizzazione delle banche e del commercio, alla ridistribuzione della proprietà fondiaria mediante la creazione di cooperative. Tali opzioni portarono il paese verso un progressivo isolamento, che ebbe gravi ripercussioni sullo sviluppo del commercio e fece nascere un fronte di opposizione, poi organizzatosi nel Fronte Unito (1970). Nel 1979 Ne Win optò per una politica filo-occidentale, cessando di aderire al movimento dei paesi non allineati. Negli anni seguenti il regime autoritario di Ne Win e del presidente della repubblica San Yu fu scosso da continui disordini, di cui furono protagonisti i movimenti separatisti e i comunisti. Dopo la dura repressione della minoranza cristiana dei kareni (1986) e la violenta risposta militare ai moti di protesta popolare e studentesca che scoppiarono nel 1988, Ne Win e San Yu furono costretti a rassegnare le dimissioni (23 luglio 1988).

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3. Il golpe militare e lo stato di Myanmar

Due mesi più tardi – dopo l’incerto esperimento di normalizzazione portato avanti da Sein Lwin e soprattutto da Maung Maung – un golpe militare guidato dal generale Saw Maung portò al potere l’ala più oltranzista del regime (18 settembre 1988), che attuò una spietata repressione rifondando il partito unico di Unità Nazionale. Nel 1989, come gesto di conciliazione con le minoranze etniche, il governo decise di mutare il nome dello stato in Myanmar. Dopo fasi alterne di liberalizzazione e di rinnovata oppressione, nel maggio del 1990 si tennero le prime elezioni a regime pluripartitico, che sancirono una pesante sconfitta del partito di regime, il Partito di Unità Nazionale, e la schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia, guidato da Aung San Suu Kyi, che in precedenza era stata incarcerata e alla quale fu conferito nel 1991 il Nobel per la Pace. Ma i militari non accettarono i risultati elettorali, ristabilirono il proprio potere e per rafforzarlo, mentre persistettero nel perseguitare la Lega e il suo leader, il governo di Than Shwe, costituito nel 1992, cercò intese con i movimenti di guerriglia. Nel 1997 il Myanmar aderì all’ASEAN. La comunità internazionale fece ripetutamente pressioni sul governo militare affinché fossero onorati i risultati elettorali del 1990 e nel 2003 USA e Unione Europea inasprirono le sanzioni economiche. Nel 2003 il generale Khin Nyunt divenne primo ministro, incaricandosi di avviare il paese verso nuove elezioni libere. Accusato di corruzione fu tuttavia sostituito nel 2004 da un altro militare, il generale Soe Win cui seguì, nel 2007, Thein Sein. Nel 2008, all’indomani della violenta repressione delle manifestazioni di protesta guidate dai monaci buddisti, fu approvata una nuova costituzione cui seguì, nel 2010, un pacchetto di provvedimenti con cui fu ufficialmente annullato il risultato del 1990 e impedita la candidatura di Aung San Suu Kyi alle successive elezioni, che, svoltesi nel novembre dello stesso anno, registrarono la vittoria netta della coalizione governativa guidata da Thein Sein.

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4. La nuova stagione: Aung San Suu Kyi

Nel 2011 Thein Sein fu eletto presidente e intraprese moderate riforme politiche, tra cui rientrarono l’ammorbidimento delle restrizioni nei confronti di Aung San Suu Kyi e soprattutto la possibilità per il suo partito (NLD) di prender parte alle elezioni parlamentari previste per la primavera 2012. Su Aung San Suu Kyi, eletta nell’aprile dello stesso anno, si concentrarono le aspirazioni popolari per un ritorno della democrazia. Nello stesso anno, per effetto del progressivo ammorbidimento del regime, gli Stati Uniti e l’Unione europea alleggerirono le sanzioni imposte sin dai primi anni Novanta.

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