Montenegro

Stato attuale dell’Europa meridionale. È composto in maggioranza di popolazioni di origine serba e di religione ortodossa. Dopo aver fatto parte in epoca romana della provincia illirica, subì le dominazioni serba, macedone e bizantina. Il Montenegro costituì tra il XIV e il XIX un avamposto nella lotta contro i turchi. Dopo la disastrosa sconfitta dei serbi a opera dei turchi nella battaglia di Kosovo Polje (1389), una parte del paese rimase di fatto indipendente, mentre il resto dalla fine del XV secolo si trovò assoggettata ai turchi o ai veneziani. Tra gli inizi del XVI secolo e il 1851 il governo del Montenegro autonomo fu nella mani del principe-metropolita di Cettigne in un contesto sociale di tipo patriarcale dominato dalle esigenze della guerra. Agli inizi del XVIII secolo il Montenegro stabilì uno stretto legame con la Russia, che si eresse a sua protettrice. Sotto il vladika Pietro I (1782-1830), che mise in atto importanti riforme, il Montenegro vide riconosciuta dalla Porta la propria indipendenza, definitivamente ribadita dal congresso di Berlino del 1878, ottenendo inoltre l’accesso al mare. Nel 1910 il Montenegro venne eretto a regno. Dopo aver coinvolto il paese nelle guerre balcaniche tra il 1912 e il 1913, nel 1914 Nicola I (1860-1918) lo portò in guerra contro le potenze centrali. Nel novembre del 1918 il re venne deposto da un’assemblea nazionale e il paese, unitosi alla Serbia, entrò a far parte del regno di Serbia, Croazia e Slovenia, divenuto poi regno di Iugoslavia. Dopo essere stato diviso nel 1941 dall’Italia fascista con l’annessione di una parte all’Albania, nel 1946 il Montenegro entrò nella federazione iugoslava come una delle sue sei repubbliche. Quando la federazione si dissolse, esso costituì nel 1992 insieme con la Serbia la nuova Federazione iugoslava. Nel corso della gravissima crisi segnata dalla guerra civile in Bosnia-Erzegovina tra il 1992 e il 1995 e dall’intervento militare della NATO contro la Iugoslavia del 1999, il Montenegro diede a più riprese segni di insofferenza verso la politica della Serbia e del suo leader Milosevic. Dopo la vittoria dell’opposizione democratica alle elezioni federali del settembre 2000, il presidente montenegrino Milo Djukanovic riuscì ad allentare progressivamente i legami con la Serbia. In vista di un prossimo referendum per sancire l’indipendenza del Montenegro, nel marzo 2003 fu deciso consensualmente di cambiare il nome della federazione in “Serbia e Montenegro” e di delegare maggiori poteri alle due repubbliche, elevate a stati semi-indipendenti con una propria costituzione e una propria moneta (per il Montenegro l’euro, dal 2002). Nel giugno del 2006, dopo un referendum in cui la popolazione montenegrina si espresse con un lieve margine di vantaggio a favore della secessione, fu proclamata la piena indipendenza, cui seguì, un anno dopo, la promulgazione una nuova costituzione e l’ingresso nel Fondo Monetario Internazionale. All’indomani delle elezioni parlamentari del 2009, vinte dal Partito democratico dei socialisti, il premier Djukanovic avviò il risanamento economico del Paese da un lato e favorì il suo ingresso nella NATO (2009) e il suo progressivo avvicinamento all’Unione Europea dall’altro. Sul piano dei rapporti regionali, il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo nel 2008 turbò significativamente i rapporti del Montenegro con la Serbia.
Nel dicembre 2010, all’indomani delle dimissioni di Djukanovic, la carica di premier passò al compagno di partito Igor Luksic, che proseguì nella politica avviata dal predecessore di integrazione nelle strutture comunitarie europee. Nelle elezioni dell’ottobre 2012 la coalizione guidata dal Partito democratico dei socialisti ottenne un nuovo importante successo, senza tuttavia raggiungere, a causa del rafforzamento dei partiti etnici, la maggioranza assoluta.