mobilità sociale

Movimento degli individui tra i differenti strati sociali o tra le diverse classi sociali che compongono la società. In senso più limitato, la mobilità è riferita anche al passaggio da una posizione all’altra, come avviene tipicamente nelle organizzazioni. Quando la mobilità è riferita agli strati e alle posizioni, si configura come un movimento all’interno di un ordinamento verticale, cosicché si distingue una mobilità ascendente da una discendente. Diversamente, non disponendosi le classi sociali in modo gerarchico per il fatto di essere differenziate qualitativamente e non quantitativamente (livello di status), la mobilità tra le classi non è a rigore mobilità verticale. Tuttavia, data la forte associazione che vi è tra status e classe, la mobilità tra le classi può essere in parte letta anche come mobilità verticale. Si deve, inoltre, distinguere la mobilità intergenerazionale dalla mobilità intragenerazionale: riferita al cambiamento di collocazione nella stratificazione di membri di generazioni successive (di padre in figlio), la prima; dello stesso membro in differenti fasi della sua vita, la seconda. La mobilità sociale assume caratteri e intensità variabili da un tipo di società all’altra e, all’interno dello stesso tipo di società da un paese all’altro. Inoltre, nello stesso paese cambia da un periodo storico al successivo. Virtualmente bloccata nelle società castali e consentita in modo assai limitato e rigidamente regolato nella società feudale, assume una consistenza effettiva con l’avvento della società industriale, tanto da essere una delle espressioni e condizioni del suo dinamismo. Nelle società industriali e postindustriali, con la crescente affermazione – variabile e mai completa – dello status acquisito sullo status ascritto, molteplici fattori influenzano i tassi di mobilità. Tra i più importanti: lo sviluppo del settore secondario, prima, e di quello terziario, poi, il progresso tecnologico, la diffusione della scolarizzazione e lo sviluppo dell’istruzione superiore.