Mitanni, regno di

Stato antico costituitosi alla fine del XVII secolo a.C. nell’alta Mesopotamia. Nelle fonti assire è menzionato come Khanigalbat. Il regno di Mitanni si formò per effetto dell’unificazione degli hurriti e della sovrapposizione a essi (dal XVI secolo a.C.) di gruppi di origine indoaria, i maryannu, che assunsero una posizione dominante nel nuovo organismo politico. A questi ultimi apparteneva la dinastia regnante e l’aristocrazia guerriera e a loro si dovette probabilmente l’introduzione in Medio Oriente del carro da guerra e del cavallo. Nel corso del XVI secolo a.C. Mitanni si impose come una delle grandi potenze del Vicino Oriente, i cui confini andavano dal Mediterraneo a sud del Tauro fino al medio corso dell’Eufrate, e il cui controllo si estendeva a sud fino alla zona di Qadesh e Tunip. Capitale di questo vasto organismo politico era Washshukkanni, probabilmente situata lungo l’alto corso del fiume Khabur. Nel XV secolo a.C. Mitanni raggiunse la massima espansione territoriale e il massimo prestigio durante i regni di Barattarna e di Shaushtatar, ponendosi su un piano di parità con l’Egitto coevo e con gli hittiti. Molti furono i matrimoni stretti, a partire dalla metà del secolo, fra membri della famiglia reale di Mitanni e quella egiziana, a suggello di un reciproco riconoscimento delle rispettive sfere di influenza nell’area siro-palestinese. Durante la prima metà del XIV secolo a.C., però, la nuova aggressività hittita e assira fecero precipitare rapidamente la situazione: il sovrano hittita Shuppiluliuma conquistò la capitale e provocò il crollo del tradizionale sistema di alleanze su cui basavano il potere i re di Mitanni. Seguì un periodo confuso, che vide fronteggiarsi due sovrani imposti rispettivamente dagli hittiti e dagli assiri, fino alla definitiva conquista assira, avvenuta nel 1350 a.C. Il regno di Mitanni era costituito su base feudale e il legame fra il nucleo centrale dello stato e i regni vassalli periferici (Nuzi, Aleppo, Karkemish, Alalakh, Ashtata, Nuhash) era piuttosto debole. La popolazione era divisa in quattro gruppi: i maryannu, ovvero l’élite guerriera, cui spettava anche la guida politica dello stato, i funzionari minori, i contadini liberi e i pastori. Dopo la conquista le terre appartenevano di diritto al sovrano, che poteva poi concederle in usufrutto ai propri funzionari in cambio del loro servizio oppure lasciarle da coltivare ai vecchi proprietari in cambio di imposte e corvées. Rilevante era generalmente il ruolo delle comunità di villaggio, riunite a loro volta in “distretti”. Nel corso del XV secolo a.C. la piccola proprietà entrò in crisi e i contadini si videro spesso costretti ad alienare la terra e a prestare servizio ai nuovi proprietari come manodopera servile. In ambito propriamente culturale, le testimonianze di cui disponiamo sono piuttosto scarse, ma tutte riportano a un clima di reciproca influenza con il mondo mesopotamico. La lingua era quella hurrita, che non appartiene al gruppo degli idiomi indoeuropei né a quelli semitici, ma presenta alcune somiglianze con l’urarteo. Fra le opere letterarie si segnalano, fra l’altro, una versione del poema di Gilgamesh e alcune lettere dello scambio epistolare fra i sovrani di Mitanni e i faraoni egizi. Nell’ambito di una religione politeistica che subì influssi indoarii e mesopotamici, le principali divinità erano Teshub, signore del cielo e della terra, e la dea Herpat, personificazione del sole. Fra le altre, significativa è la figura di Kubaba, madre degli dei e probabile archetipo della dea frigia Cibele.