missi dominici

Istituzione caratteristica dell’ordinamento carolingio. I “missi dominici” (inviati del re) avevano il compito di coordinare il centro dell’impero di Carlo Magno con le regioni lontane e con i funzionari provinciali. Non sostituirono gli amministratori territoriali (conti, duchi, marchesi), ma ebbero il compito di controllarne l’operato e la fedeltà alla volontà del sovrano. La figura del “missus” esisteva nell’ordinamento franco fin dall’epoca merovingia, ma solo con Carlo Magno divenne una regolare e permanente istituzione dello stato. Con la dieta di Aquisgrana dell’802, Carlo stabilì che solo vassalli proprietari di terre potessero accedere alla carica, per evitare rischi di corruzione. Solitamente i “missi” erano inviati in missione in coppie composte di un laico e un ecclesiastico. Uno dei loro compiti era difendere le popolazioni dell’impero dalle eventuali oppressioni esercitate dai funzionari statali ed ecclesiastici, sull’operato dei quali presentavano relazione all’imperatore. In un sistema politico fondato sul governo personale e diretto del monarca, il “missus” serviva a far sentire la presenza attiva del re in tutte le parti dell’impero. Con la dissoluzione del centro dell’impero, avviata già dal successore di Carlo, Ludovico il Pio, anche l’istituzione dei “missi dominici” degenerò.