millenovecentottantanove

Anno assurto a simbolo di una svolta epocale nella storia contemporanea, per il crollo del comunismo nei paesi dell’Est europeo e la fine del bipolarismo conseguente allo sfaldamento del blocco d’influenza sovietica. Il crollo del comunismo, preparato dal collasso economico e dall’ostilità crescente delle masse popolari verso il sistema, avvenne in quasi tutti i paesi est-europei in modo pacifico, grazie anche alla scelta del leader sovietico Gorbacëv di lasciare libertà politica agli stati satelliti e non intervenire militarmente come in passato per frenarne le trasformazioni politiche. Un primo segno del cambiamento fu l’apertura a maggio delle frontiere tra l’Ungheria e l’Austria, che consentì l’esodo verso Occidente di fiumane di cittadini dei paesi comunisti. La manifesta impopolarità e numerose dimostrazioni di massa provocarono la crisi dei governi della Repubblica Democratica Tedesca (che l’anno successivo si riunificò con la Repubblica Federale di Germania), della Bulgaria e della Cecoslovacchia. In Polonia, seguita nello stesso anno o nel successivo dagli altri paesi, si tennero, per la prima volta dall’instaurazione dei regimi, libere elezioni, che portarono al potere una coalizione di partiti non comunisti. Il 9 novembre fu abbattuto, senza interventi delle forze dell’ordine, il muro di Berlino, simbolo stesso della guerra fredda. Unico stato in cui il cambiamento avvenne in un clima di violenza fu la Romania, dove la dittatura di Ceausescu fu travolta da un’insurrezione popolare in cui persero la vita lo stesso dittatore e la moglie. La caduta del comunismo pose il difficile problema della transizione di regimi non democratici e a economia pianificata verso la democrazia e l’economia di mercato.