micenea, civiltà

Si definisce micenea la civiltà degli achei (o greci), che ebbe in Micene il proprio centro più significativo e si articolò in tre periodi: la formazione (XVI secolo a.C.), la fioritura (XVI-XIII secolo a.C.) e la crisi (XII-XI secolo a.C.). Gli achei erano scesi in Tessaglia dal nord intorno al 1900 e si erano insediati intorno al 1600 a Tebe, Atene e, nel Peloponneso, a Micene, Tirinto e Pilo. In seguito (1400 circa) conquistarono Cnosso, nell’isola di Creta, dove soppiantarono la già declinante civiltà minoica, di cui assorbirono ed ereditarono gli elementi più vitali. I loro palazzi (Micene, Tirinto), concepiti come vere e proprie fortezze (a differenza di quelli minoici), testimoniano una società guerriera. Circondati da poderose mura, essi avevano una struttura ordinata, a differenza dei labirinti minoici, e caratterizzata dalla centralità del megaron, grande sala destinata alla vita diplomatica e al culto religioso. La potenza dei re (vanax) micenei, il cui potere sulla popolazione era assoluto, si fondava su due elementi: lo sfruttamento dei contadini e degli schiavi e il controllo dei mari. La popolazione achea viveva prevalentemente in villaggi dediti all’agricoltura, da cui i sovrani e la nobiltà guerriera, che risiedevano nei palazzi delle acropoli cittadine, prelevavano le ingenti risorse necessarie per il proprio mantenimento e la propria potenza. Nel controllo dei mari, i greci alternarono il commercio (con la città siriana Ugarit, l’Egitto, la Sicilia, l’Italia) alla pirateria e alla conquista coloniale (soprattutto in Asia minore, spesso in lotta con gli hittiti). Secondo alcuni storici gli achei costituirono un regno greco unitario sotto il dominio dei re di Micene (gli Atridi), mentre secondo altri essi non raggiunsero mai l’unità politica, pur sentendosi accomunati dalla stessa origine etnica, e frammentarono il territorio greco in una miriade di stati, inaugurando una caratteristica che permase fino all’età ellenica classica. La civiltà micenea ebbe scarsi elementi di originalità, se si eccettua l’invenzione della scrittura lineare B, decifrata nel 1952 da M. Ventris e J. Chadwick. La maggior parte delle sue espressioni (come le maestose tombe regali a pianta circolare, sovrastate dalla cupola o tholos), fu di influenza minoica o orientale. Furono pregevoli, comunque, le produzioni artistiche e artigianali (strutture architettoniche, affreschi, ceramiche, maschere funebri), che raggiunsero i migliori risultati a Micene, dove sono rimaste testimonianze di eccezionale valore come la Porta dei Leoni e il tesoro di Atreo (o tomba di Agamennone). La trasmissione della tradizione e della memoria storica fu essenzialmente orale, affidata ai canti epici degli aedi, che solo con i poemi omerici raggiunsero la forma scritta. I poemi omerici costituiscono un importante documento sui valori guerrieri e sulla religione olimpica degli achei. La civiltà micenea, già in crisi nel XIII secolo per le lotte dinastiche che lacerarono Tebe e Micene, fu travolta dalle invasioni doriche (XII-XI secolo). Gli achei furono costretti a emigrare dal territorio greco verso l’Asia minore. In questo contesto si inserì probabilmente la guerra di Troia (1200 circa), cantata in forma leggendaria dall’Iliade e la cui verità storica fu accertata dagli scavi di Schliemann.