anarchismo

Con il termine “anarchismo” si indicano la teoria politica e i movimenti a essa legati che sostengono – in base all’assoluta contrapposizione tra la società (esistente in virtù di leggi naturali) e lo stato (costruzione storica e artificiale) – il carattere irrimediabilmente negativo delle istituzioni statali in quanto limitatrici della libertà degli individui, e che si pongono come obiettivo la costruzione di una società priva di ordinamenti coercitivi e di qualsiasi autorità che possa ostacolare le libere azioni e associazioni dei singoli.

L’idea di anarchia compare già nel pensiero politico classico come concetto negativo antitetico alle tradizionali forme di governo; come prassi politica, l’anarchismo assunse connotazioni positive a partire dall’Illuminismo, nelle teorie, molto diverse, di pensatori come Godwin, Stirner e Proudhon. Esso ebbe un’impronta maggiormente collettivistica in Russia, dove nella seconda metà dell’Ottocento Bakunin e Kropotkin teorizzarono una società composta da associazioni di lavoratori agricoli e industriali, prodotta da una rivoluzione violenta contro l’autorità statale. Con Proudhon e Bakunin, e parallelamente allo sviluppo del capitalismo, l’anarchismo iniziò ad assumere la consistenza di un movimento politico diretto contro gli strumenti di potere e di oppressione dell’ordinamento capitalistico: stato, proprietà privata, esercito, giustizia, polizia, chiesa, ecc. Nella seconda metà dell’Ottocento l’anarchismo, diffuso soprattutto in Russia, Francia, Svizzera, Italia e Spagna, costituì un elemento importante del movimento operaio, nel quale rappresentava per lo più gli strati proletari (industriali e agricoli) più deboli, ma anche settori artigianali indeboliti dall’industrializzazione. Fidando nella forza rivoluzionaria dell’individuo e nella spontaneità delle masse, l’anarchismo rifiutava per principio l’organizzazione politica, ricorrendo invece allo sciopero generale, all’azione diretta, al terrorismo o alla congiura. La contraddizione tra l’ostilità nei confronti dell’organizzazione e la necessità di organizzarsi comunque in vista della rivoluzione fu un grave limite del movimento anarchico, che anche per questo, e malgrado l’eterogeneità e l’eclettismo teorico della maggior parte dei gruppi anarchici, non raggiunse mai dimensioni di massa.

Dopo avere partecipato alla fondazione della Prima Internazionale, gli anarchici ne furono espulsi nel 1872 a opera della maggioranza marxista. Successivi tentativi di creare un’organizzazione internazionale anarchica ebbero scarso successo, anche se il movimento si diffuse in altri paesi europei e nelle Americhe. Negli ultimi due decenni dell’Ottocento, ostacolato dalla diffusione del marxismo nel movimento operaio e dalla repressione cui fu sottoposto specialmente in Russia, l’anarchismo si trovò diviso tra i fautori del terrorismo, che malgrado le loro eclatanti azioni persero ogni credibilità politica, e i sostenitori di rapporti con il movimento operaio organizzato. Dopo il 1900 fu quindi soprattutto grazie al legame con il sindacalismo rivoluzionario che l’anarchismo continuò a essere una realtà politica rilevante in Francia, Italia, Spagna e Stati Uniti, dove sindacati di matrice anarchica (la CNT in Spagna, gli IWW negli USA) riunirono prevalentemente manodopera non qualificata, trascurata dai sindacati tradizionali.

In Russia gli anarchici parteciparono alla rivoluzione dell’ottobre 1917, ritenendo di vedere nei soviet l’attuazione delle loro idee; ma presto attaccarono l’autoritarismo dei bolscevichi, che dal canto loro perseguitarono a più riprese sia l’anarchismo politico che l’anarcosindacalismo. Solo in Spagna l’anarchismo continuò ad avere un importante significato politico, fino al Fronte popolare e alla guerra civile (1936-39).

Dopo il 1945, e soprattutto a partire dagli anni Sessanta, l’anarchismo è riemerso in Europa occidentale e negli Stati Uniti non più come movimento politico in senso stretto, ma perlopiù come espressione dell’opposizione all’omologazione autoritaria, al conformismo e all’alienazione della società capitalistica di massa. In particolare sul finire degli anni Novanta del Novecento, in concomitanza con le proteste di Seattle del 1999 e di Genova del 2001, si è assistito a un rilancio su scala globale dell’anarchismo come movimento di protesta contro la globalizzazione neoliberista.

Nel panorama internazionale dell’anarchismo, all’interno del quale rientrano gruppi anche sensibilmente diversi tra loro per orientamento e propositi, merita attenzione quello greco, protagonista nel 2008 e nel 2011 delle violente proteste di massa divampate prima in seguito all’uccisione di un giovane studente da parte delle forze di polizia e poi in seguito allo scoppio della grave crisi finanziaria che colpì il paese.