Massimiliano I d’Asburgo

(Wiener Neustadt 1459, † Wels 1519). Arciduca d’Austria, re dei Romani dal 1486, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1508 al 1519. Figlio dell’imperatore Federico III, nel 1477 grazie al matrimonio con Maria di Borgogna ereditò i domini di Carlo il Temerario. Nel 1479 sconfisse il re di Francia Luigi XI, che aveva contestato i diritti ereditari di Maria di Borgogna invadendo l’Artois e la Piccardia. La pace di Arras, che nel 1482 pose termine al conflitto con il sovrano francese, gli permise di veder riconosciuti i suoi diritti sui Paesi Bassi ed egli si impegnò a dare il ducato di Borgogna e la Piccardia alla Francia e a concedere in sposa la figlia Margherita al delfino Carlo (il futuro Carlo VIII). Il matrimonio non si sarebbe poi concluso e nel 1493 Carlo VIII rinunciò ai suoi diritti sulla Franca Contea e sull’Artois a favore degli Asburgo. Nel 1485 Massimiliano dovette far fronte a una rivolta antiasburgica scoppiata nelle città fiamminghe, che si concluse solo nel 1492 con la pace di Cadzand. Nel 1490 frattanto, alla morte di Mattia Corvino, poté riprendere l’Austria inferiore agli ungheresi. Nel 1491 il trattato di Presburgo firmato con Ladislao Jagellone riconobbe agli Asburgo il diritto a succedere al trono di Boemia e d’Ungheria nel caso di mancanza di discendenza diretta nella dinastia degli Jagellone. Succeduto al padre alla guida dell’impero sin dal 1493 (ma incoronato formalmente solo nel 1508), si trovò a operare in un momento di grave crisi: cercò con scarsi risultati di rafforzare l’autorità imperiale e di razionalizzare l’amministrazione. Nella dieta di Worms, convocata nel 1495, stabilì il divieto di guerre private, l’esazione di un’imposta comune per il finanziamento dell’esercito, l’istituzione di un tribunale imperiale. Queste decisioni rimasero tuttavia senza effetti; in direzione opposta andarono invece i provvedimenti della dieta di Augusta che, nel 1500, creò un consiglio di reggenza, dotato anche di funzioni legislative, in cui dovevano essere rappresentate le città e i principi. Fallì la politica estera rivolta alla penisola italiana: sostenitore di Ludovico il Moro, del quale nel 1494 sposò la nipote Bianca Maria Sforza, nel 1495 entrò nella coalizione antifrancese che indusse Carlo VIII ad abbandonare Napoli e l’Italia. Nel 1508, forte degli accordi intervenuti con Luigi XII (trattato di Blois, 1504), si rivolse contro Venezia promuovendo la lega di Cambrai: nonostante la vittoria nella battaglia di Agnadello (1509) le forze della lega si divisero però ben presto, senza aver conseguito risultati sostanziali; anche il coinvolgimento nella lega Santa e la vittoria sui francesi (1513) non consentirono all’imperatore la conquista del Milanese, riconosciuta alla Francia con la pace di Noyon (1516). Dopo esser stato ripetutamente sconfitto nel corso della guerra da lui intrapresa nel febbraio 1499, fu costretto, con la pace di Basilea del novembre dello stesso anno, a riconoscere definitivamente l’indipendenza della Confederazione elvetica. Assai efficace si rivelò la sua politica matrimoniale concretizzatasi, nel 1496, con il doppio matrimonio del figlio Filippo il Bello con Giovanna la Pazza, e della figlia Margherita con Don Giovanni di Spagna. Suo nipote Carlo V avrebbe riunito sotto il suo dominio il regno di Spagna e l’impero.