Marocco

Stato attuale dell’Africa settentrionale.

  1. L’antichità
  2. Il medioevo
  3. L’età moderna e gli inizi della contesa coloniale
  4. La dominazione francese
  5. Il Marocco indipendente
1. L’antichità

Sulle coste dell’attuale Marocco i fenici fondarono nell’XI secolo a.C. diversi scali commerciali fra cui quello di Tingi (l’attuale Tangeri). Nel V secolo il territorio ebbe contatti con Cartagine; un secolo più tardi era abitato nella parte settentrionale dai mauri; nel III secolo nella zona meridionale si insediarono invece i getuli, progenitori dei berberi. Il nord del paese (l’antica Mauretania), dopo una lunga fase di frazionamento, fu unificato nel 38 a.C. dal re Bocco II; entrato definitivamente nell’orbita romana, il regno di Mauretania raggiunse quindi la sua massima estensione con Giuba II (25 a.C.- 23 d.C.), posto sul trono da Augusto. Nel 42 d.C. Claudio divise il regno di Mauretania in Mauretania Tingitana (corrispondente all’attuale Marocco nordoccidentale) e in Mauretania Caesarensis (il Marocco nordorientale ai confini con l’Algeria): di fatto però l’imperatore riuscì a controllare stabilmente solo la zona costiera, dove si ebbe la progressiva penetrazione del cristianesimo e la fondazione di colonie. A partire dal III secolo d.C. l’impero romano perse progressivamente parte dei territori per la minaccia delle tribù berbere e nel 285 Diocleziano ricomprese la Mauretania Tingitana nella provincia spagnola della Betica.

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2. Il medioevo

Il Marocco fu conquistato nel 429 dai vandali giunti dalla Spagna, ma Ceuta (allora chiamata Septem Fratres) e Tangeri vennero riprese da Belisario e rimasero bizantine dal 534 al 709. Il paese fu raggiunto dai primi eserciti arabi fra il 684 e il 685. L’occupazione venne consolidata solo fra il 705 e il 711 per opera di Mûsâ ibn Nusayr e il territorio fu posto sotto l’effettiva autorità della dinastia degli Omayyadi di Kairouan che, attraverso il Marocco, iniziarono la conquista della Spagna. L’islamizzazione delle principali tribù berbere fu particolarmente rapida, ma non impedì il permanere di un forte spirito di indipendenza, che si espresse nella diffusione dell’eresia kharigita. Nelle due derivazioni degli ibaditi e soprattutto dei sufriti, essa fu all’origine della rivolta del 739-40 (che determinò la conquista di Tangeri da parte dei kharigiti guidati dallo zenata Maisarah) e della costituzione di piccoli stati berberi, fra cui quelli di Barghawatah e quello con capitale Sigilmasa, che venne retto dalla dinastia dei Bani Midrar (806-977). Nel Maghreb (nome arabo attribuito alla zona abitata dai berberi) occidentale, dopo la caduta degli Omayyadi nel 750, ebbe inizio la dinastia degli Idrissidi, discendenti di Maometto, a opera di Idris I (788-93), considerato il fondatore del Marocco, e Idris II (793-828) che nell’809 fondò Fez, che divenne capitale del regno. Dopo la sua morte il regno fu spartito in vari principati e iniziò una fase di decadenza che portò alla deposizione degli Idrissidi, dopo un periodo di rivalità con gli Omayyadi, a opera dei Fatimidi: questi ultimi non riuscirono poi a imporre il loro potere e nella seconda metà dell’XI secolo furono sostituiti dalla dinastia degli Almoravidi, fondatori dell’impero omonimo. Gli Almoravidi, berberi del Sahara occidentale, fra il 1054 e il 1069 conquistarono il Marocco imponendosi soprattutto grazie all’opera di Yusuf I (1062-1106): nel 1062 Yusuf si fece proclamare sultano del Marocco, vi fondò la nuova capitale Marrakech e in seguito sottomise anche la Spagna meridionale (1086). In questo periodo molte furono le influenze artistiche che l’Andalusia (ovvero i territori spagnoli occupati, indicati come al-Andalus) esercitò sul Marocco e il paese conobbe un grande splendore anche grazie al mecenatismo del sultano. Tuttavia già con il figlio di Yusuf I, Alì Ibn Yusuf (Alì III) che regnò dal 1106 al 1143, nonostante la conquista delle isole Baleari nel 1115, ebbe inizio la decadenza dell’impero almoravide. Nel 1125 la rivolta guidata da Muhammad ibn Tumart (a capo di berberi della zona dell’Atlante, gli Almohadi) diede inizio alla conquista – conclusa nel 1147 – dei territori controllati dagli Almoravidi. Con gli Almohadi il Marocco raggiunse il suo apogeo nella seconda metà del XII secolo. Abu Yussuf Ya’kub detto al Mansur (1184-99) riuscì a sconfiggere i re di Castiglia e Aragona (1185), ma già il suo successore Muhammad al-Nasir (1199-1213) fu sconfitto da Pietro II d’Aragona, Sancio VII di Navarra e Alfonso VIII di Castiglia a Las Navas de Tolosa (1212): i possedimenti almohadi in Spagna furono così ridotti alla sola Andalusia. Nella seconda metà del XIII secolo gli ultimi esponenti degli Almohadi furono sconfitti da Abu Yussuf Yakub (1269-86), fondatore della dinastia dei Merinidi (1269-1471). Gli stessi Merinidi si logorarono però nelle lotte di successione e alla fine del XV secolo furono sostituiti dai Wattasiti (1471-1549), con cui ebbero inizio i contrasti con le potenze europee.

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3. L’età moderna e gli inizi della contesa coloniale

Nel XV secolo i portoghesi nella lotta contro la pirateria araba (che aveva le sue basi in Algeria e Marocco) occuparono molti porti fra cui quello di Ceuta nel 1415, conquistato nel 1580 dagli spagnoli (che dal 1496 controllavano anche il porto di Melilla), e di Tangeri nel 1471. Le coste atlantiche del paese divennero un punto d’attracco fondamentale nella rotta verso l’Oceano Indiano. La caduta dell’ultima roccaforte araba in Spagna, il regno di Granada (1492), determinò una forte migrazione di profughi fortemente ostili ai cristiani che premevano per la guerra santa, portando alla riconquista araba di parecchi porti. Nel 1549 i Wattasiti vennero esautorati dai Sa’diti (1549-1659), che giunsero a controllare le vie carovaniere sahariane e si opposero poi al tentativo di invasione attuato da Sebastiano I di Portogallo, (morto nella battaglia di Alcázarquivir del 4 agosto 1578). La dinastia dei Sa’diti raggiunse la massima espansione sotto Ahmed IV el-Mansur (1578-1603) sino a conquistare il regno songhai. Dopo una fase di decadenza la dinastia alawita conquistò il potere e regnò dal 1659 sino ai nostri giorni. Grazie alle grandi capacità organizzative del mulay Ismail (1672-1727) il regno alawita si diede una notevole organizzazione amministrativa e militare che gli permise di contrastare inglesi e spagnoli nel controllo delle città costiere. Sotto il regno di Mohammed ibn Abdallah (1757-90) furono sottoscritti trattati commerciali con la Francia (1767), mentre il suo successore Yazid (1790-92) privilegiò invece i rapporti con la Gran Bretagna, suscitando numerose rivolte antieuropee che scoppiarono dall’inizio dell’Ottocento, in particolare dopo l’occupazione francese di Algeri del 1830. Dopo le battaglie di Tetuán e di Gueldras del 1859-60 nella guerra ispano-marocchina – con cui gli spagnoli riaffermarono il predominio sui porti in loro possesso – i francesi, in seguito alla vittoria di Bugeaud e d’Isly e al bombardamento di Tangeri e di Mogodor, consolidarono la propria influenza sulla parte del paese formalmente sotto la sovranità del sultano, mentre le altre zone rimanevano sotto il dominio delle tribù berbere. Il passaggio di Tetuán dalla Spagna alla Gran Bretagna nel 1862 e la convenzione di Tangeri del 1863, che assegnava il Marocco alla Francia in opposizione agli interessi della Germania che sosteneva il sultano, rese il Marocco una delle zone coloniali più disputate dalle potenze europee in questa fase. La situazione di aperta conflittualità rimase immutata dopo che la conferenza di Madrid del 1880 negò i diritti della Francia sul Marocco: si giunse così, fra il 1900 e il 1903, all’invasione francese. Nel 1904 Parigi raggiunse un accordo per la spartizione del paese con la Spagna (a cui veniva riservata la parte settentrionale) e la Gran Bretagna: la risposta tedesca fu lo sbarco a Tangeri di Guglielmo II nel 1905, momento culminante di una crisi che rischiò di trasformarsi in un conflitto di ben più vaste proporzioni. La conferenza di Algeciras (1906) pose il Marocco sotto il controllo internazionale, senza risolvere di fatto il problema della spartizione. Dopo l’occupazione francese di Udida e di Casablanca e l’incidente di Agadir si giunse alla pace di Caillaux (4 novembre 1911): la zona centrale del Marocco fu affidata alla Francia, che in cambio cedeva territori del Congo francese (nell’attuale Camerun) alla Germania, quella settentrionale e meridionale alla Spagna.

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4. La dominazione francese

La convenzione di Fez (30 marzo 1912) pose ufficialmente il Marocco sotto il protettorato francese, che entrava così a far parte dell’Africa occidentale francese; alla Spagna fu riconfermato il controllo delle zone occupate. Nel Marocco francese venne nominato residente generale Lyautey (1912-25), che cercò di contrastare le frequenti rivolte, fra le quali la più grave fu quella guidata da Abd el-Krim che fra il 1921 e il 1926 scosse la regione del Rif. Nonostante le infrastrutture create e l’avvio di un certo sviluppo economico (al cui interno vi fu la definizione dello statuto internazionale di Tangeri nel 1923), crebbe nel paese una forte ostilità nazionalistica contro la minoranza europea. Il regime di protettorato fu trasformato allora in amministrazione diretta (1930): il sultano conservò soltanto poteri di carattere religioso e Parigi divenne la sede di tutte le decisioni politiche più significative, mentre nelle zone berbere furono esautorate le autorità musulmane. Nacque così nel 1934 il Comitato marocchino d’azione, che si fece promotore di un vasto piano di riforme. Durante la seconda guerra mondiale, dopo la disfatta francese, l’occupazione spagnola di Tangeri e l’arrivo poi dell’esercito alleato (novembre 1942), il sultano Maometto V (1927-61) ottenne da Roosevelt la promessa dell’indipendenza. Nel 1943 dal Comitato marocchino d’Azione nacque il partito dell’Istiqlal, ma dal 1944 la Francia riprese in mano la situazione reprimendo i moti indipendentistici. Nella zona controllata dagli spagnoli (dove nel luglio 1937 aveva avuto inizio la guerra di Spagna) Franco promise l’autonomia. Nel Marocco francese furono allora nominati residenti generali esponenti dell’esercito, mentre Abd el-Krim nel 1948 costituiva al Cairo il Comitato di liberazione del Marocco arabo. Dopo l’aperta presa di posizione del sultano Maometto V a favore dell’indipendenza del paese, il 20 agosto 1953 i francesi lo deposero sostituendolo con Muhammad ibn ’Arafa, mentre andava estendendosi la rivolta antifrancese nella regione del Rif, costringendo la Francia agli accordi di La Celle Saint-Cloud (5 novembre 1955) con cui Maometto V fu autorizzato a ritornare al potere e a costituire il primo governo rappresentativo. Il sultano ottenne che Francia e Spagna riconoscessero l’indipendenza del Marocco rispettivamente il 2 marzo e il 7 aprile 1956, abolendo in ottobre lo statuto internazionale di Tangeri.

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5. Il Marocco indipendente

Nell’agosto 1957 il Marocco indipendente si diede una struttura monarchica: vi furono allora rivendicazioni di confine (da parte soprattutto dell’Istqlal che voleva costituire un “Grande Marocco”) con l’Algeria e la Mauritania, mentre la Spagna mantenne la zona sahariana (il Sahara occidentale spagnolo). Dall’Istiqlal si separò l’Unione nazionale delle forze popolari (UNFP), una formazione di sinistra appoggiata da studenti e sindacati. Alla morte di Maometto V, nel febbraio 1961, salì al trono il figlio Hassan II: il 7 dicembre 1962 fu approvata una nuova costituzione che, oltre a garantire le libertà civili e politiche, istituiva un regime bicamerale e la nomina regia del primo ministro. Si formò quindi un nuovo partito filogovernativo e realista, il Fronte per la difesa delle istituzioni costituzionali (FDIC), che ottenne la maggioranza nelle elezioni del 1963. Nell’ottobre dello stesso anno gli eserciti del Marocco e dell’Algeria giunsero a uno scontro diretto lungo i confini del Sahara, mentre crescevano le difficoltà economiche e le manifestazioni di protesta, che portarono alla proclamazione dello stato di emergenza. Un momento di grave crisi politica fu determinato dal coinvolgimento diretto dei servizi segreti marocchini nell’assassinio a Parigi di Ben Barca, fondatore dell’UNFP e uno dei capi dell’opposizione al regime. Nel giugno 1967 fu nominato primo ministro M. Benhima e, nonostante il mantenimento dello stato di emergenza, vennero prese varie misure per far fronte al malcontento popolare, quali la limitazione della grande proprietà terriera, il controllo dei prezzi dei generi di prima necessità e l’adozione di un piano quinquennale di sviluppo (1968-72). Hassan II nel luglio 1971 fece approvare mediante referendum, nonostante l’opposizione dell’Istiqlal e dell’UNFP (che si unificarono poco dopo), un progetto costituzionale di segno autoritario. Nel marzo e nel luglio 1971 vi furono tentativi di rovesciare la monarchia e nell’agosto 1972 si ebbe un attentato contro il sovrano in un clima politico sempre più teso. La nuova costituzione del marzo 1972 tentò di rispondere almeno in parte al malcontento con l’introduzione di una monarchia parlamentare, mentre il governo veniva affidato ad Ahmed Osman. Nel 1973 furono confiscate le terre dei coloni europei, che furono poi ridistribuite ai contadini. Nel 1977 Osman, anche per i risultati delle elezioni allora tenute, permise all’Istiqlal di partecipare al governo. Nel marzo 1979 il sovrano creò un Consiglio di sicurezza nazionale in cui furono rappresentati tutti i partiti eccetto l’UNFP: nel nuovo governo entrarono l’Unione nazionale degli indipendenti (RNI), costituitasi nel 1978, l’Istiqlal e il Movimento popolare. In politica estera dal 1977 il Marocco si allineò sulle posizioni dell’Egitto nell’appoggio al processo di pace fra Egitto e Israele. Il problema più grave che dovette affrontare fu comunque la questione del Sahara occidentale, territorio desertico e poco abitato ma ricco di risorse minerarie: gli accordi di Madrid del 14 novembre 1975 avevano infatti stabilito la spartizione del Sahara occidentale fra Mauritania e Marocco, nonostante il parere contrario della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Hassan II per riconquistare la fiducia dell’esercito volle mostrarsi irremovibile contro il Fronte Polisario che, sostenuto da Algeria e Libia, si opponeva con azioni di guerriglia all’annessione del Sahara occidentale e che il 27 febbraio 1976 aveva proclamato la Repubblica araba sahariana democratica (RSAD). Il ritiro della Mauritania dal settore meridionale del Sahara nell’agosto 1979 provocò l’invasione marocchina anche di questa zona e l’acuirsi del confronto armato con il Fronte Polisario. Nel novembre 1979 tuttavia vi fu la risoluzione dell’ONU che condannava l’invasione e nel febbraio 1982 l’accettazione della RSAD all’interno dell’Organizzazione dell’unità africana (OUA). Il deterioramento delle condizioni economiche e politiche spinse nell’ottobre 1983 il sovrano a nominare primo ministro Mohammed Karim Lamrani e a reprimere duramente le proteste popolari. Nel 1986 l’uscita del Marocco dall’OUA per la questione del Sahara occidentale e la rottura con la Libia di Gheddafi determinarono una situazione di isolamento, che Hassan cercò di superare attraverso la ricerca di più stretti legami con l’Egitto, la Tunisia e l’Algeria con il fine di giungere alla creazione di un Grande Maghreb. Nel 1988 il Marocco accettò il piano dell’ONU per il Sahara occidentale, che prevedeva il riconoscimento della autodeterminazione del popolo saharawi e il ritiro delle truppe marocchine. La partecipazione alla prima guerra del Golfo contro l’Iraq con l’invio di un contingente nel gennaio 1991 segnò una nuova fase di crisi interna, per il sostegno delle masse arabe a Saddam Hussein. Nel 1992 i fondamentalisti islamici intensificarono la loro agitazione politica, ma le elezioni parlamentari del 1993 confermarono il sostegno alla monarchia, la quale nel 1997 avviò un processo di progressiva democratizzazione, che portò alla formazione di un governo di coalizione guidato dal leader dell’Unione socialista delle forze popolari (USFP), Abderrahman Youssufi. Alla morte di Hassan II nel 1999 salì al trono il figlio Sidi Mohammed (Maometto VI), il quale, pur suscitando forti reazioni da parte degli ambienti più conservatori e dei gruppi islamici, incoraggiò una maggiore partecipazione delle donne alla vita pubblica del paese. Nei primi mesi del 2011, in concomitanza delle grandi manifestazioni di massa che sconvolsero l’area nordafricana e mediorientale, anche in Marocco si organizzarono proteste per richiedere riforme politiche ed economiche. Nonostante alcuni sporadici scontri tra manifestanti e polizia, Maometto VI tenne sotto controllo la situazione promettendo ampie riforme in senso democratico, tra le quali rientrò, nel luglio dello stesso anno, il varo di una nuova costituzione con cui fu rafforzato il sistema di governo rappresentativo. Le successive elezioni del novembre 2011 videro l’affermazione del Partito della giustizia e dello sviluppo (PJD), il cui leader, Abdelilah Benkirane, fu quindi incaricato dal sovrano di formare un nuovo gabinetto. Sempre aperta rimase la questione della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, contestata dal Fronte Polisario. Nel 1997 con il patrocinio dell’ONU fu raggiunto un accordo per un referendum sull’autodeterminazione del paese più volte rinviato (2000, 2002) per contrasti circa gli aventi diritto al voto.

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