Mario, Gaio

(Arpino 157 a.C., † Roma 86 a.C.). Generale e uomo politico romano. Appartenente a una famiglia del ceto equestre, tribuno militare (129), questore (123 circa), tribuno della plebe (119) e pretore (115), nel 114, proconsole in Spagna, diede prova di notevole talento militare suscitando l’ammirazione di Metello che lo condusse con sé in Numidia in qualità di luogotenente contro Giugurta (109). Ottenuto nel 107 il comando supremo della medesima campagna tramando contro Metello, per ovviare alla carenza di soldati arruolò nelle legioni, per la prima volta, anche i proletarii, fatto questo di importanza notevole: il nuovo esercito di volontari combatteva per il proprio generale e non per la respublica. Portata a termine vittoriosamente in tre anni la guerra, grazie anche all’abilità del giovane Silla, nel 104 celebrò il trionfo. Console dal 104 al 101, per scongiurare la minaccia di un’invasione di germani, sconfisse i teutoni ad Aquae Sextiae (102) e i cimbri ai Campi Raudii (101), giungendo così all’apogeo della gloria e del potere. Nuovamente console nel 100, alleatosi con Saturnino e passato poi, timoroso del suo potere, dalla parte degli optimates, finì per alienarsi le simpatie di tutti. Avverso a Druso, combatté vittoriosamente nella guerra sociale e, grazie all’alleanza con Sulpicio Rufo ottenne più tardi il comando della guerra mitridatica in luogo di Silla che reagì marciando su Roma con le legioni e scatenando la prima guerra civile: a Mario non restò che fuggire. Tornato a Roma, dopo aver versato altro sangue di avversari politici, eletto al consolato con Cinna per l’86, morì poco tempo dopo la nomina. Homo novus, inventore dell’esercito clientelare, amato dai populares e inviso agli optimates, Mario segnò una tappa importante nella crisi della respublica romana.