Maria Teresa

(Vienna 1717, † ivi 1780). Arciduchessa d’Austria, regina d’Ungheria e di Boemia e imperatrice del Sacro Romano Impero dal 1740 al 1780. Figlia dell’imperatore Carlo VI, nel 1736 sposò il duca Francesco Stefano di Lorena (Francesco I) ed ebbe numerosi figli, fra i quali il futuro granduca di Toscana e imperatore Leopoldo II e il futuro imperatore Giuseppe II, che poi associò al trono nel 1765. Nel 1740, alla morte del padre, fu designata alla successione dei domini asburgici in virtù della Prammatica sanzione del 1713. La sua successione fu tuttavia contestata dall’elettore di Baviera Carlo Alberto e da quello di Sassonia Federico Augusto. Nel dicembre dello stesso anno Federico II di Prussia invase la Slesia rivendicandone il possesso e provocò così lo scoppio della guerra di Successione austriaca (1740-48). Ottenuto con la pace di Aquisgrana (1748) il riconoscimento della legittimità della sua successione nei territori asburgici, si dedicò all’opera di riorganizzazione interna e, nel tentativo di contrastare la crescente potenza degli Hohenzollern e di riconquistare la Slesia, su consiglio del principe W.A. von Kaunitz si avvicinò alla Francia fino a stipulare il trattato di Versailles del 1756. Soprattutto per l’opera svolta in politica interna la sua figura fu tra le più rappresentative del dispotismo illuminato settecentesco. L’imperatrice si avvalse, oltre che dell’opera del Kaunitz, di quella di W. von Haugwitz. In nome del principio dell’accentramento dei poteri fin dal 1749 unificò le cancellerie dell’Austria e della Boemia in un Directorium in publicis et cameralibus, preposto agli affari interni e fiscali, mentre i compiti giudiziari furono affidati alla Corte suprema di Giustizia di Vienna. Ridusse poi l’autonomia delle province (a eccezione dell’Ungheria), dei dipartimenti, dei municipi e il relativo potere della nobiltà istituendo amministrazioni provinciali affidate a funzionari scelti in base a criteri di efficienza e non di ceto. Avviò quindi un’opera di riorganizzazione dell’esercito incentrata tra l’altro anche sul miglioramento degli armamenti e sulla preparazione degli ufficiali: significativamente anche la nobiltà dovette contribuire all’imposta per le spese militari. Dal 1753 avviò inoltre la redazione di un nuovo codice civile e penale (Codex Theresianum), anche se in questo campo fu il figlio Giuseppe II a compiere i progressi più significativi. Nel 1761 intraprese la riforma del Directorium, sostituito da una “Cancelleria riunita austriaca e boema” le cui varie sezioni (fra le quali assunse un ruolo fondamentale la Cancelleria, preposta agli affari esteri e dinastici) provvedevano alle diverse esigenze dello stato. Le finanze furono affidate a una Camera suprema. Il Consiglio di Stato, diretto a coordinare l’attività dei vari ministeri, esautorò in gran parte il vecchio Consiglio segreto. Importante fu, ancora, la sua opera in favore dell’istruzione, per il miglioramento delle condizioni dei contadini e in materia di rapporti fra stato e chiesa. In quest’ultimo campo Maria Teresa introdusse, su suggerimento di Kaunitz, la tassazione dei beni del clero dapprima in Lombardia e poi in Austria; limitò i privilegi della manomorta, il numero dei conventi e dei sacerdoti; e nel 1773, dopo lo scioglimento della Compagnia di Gesù, ne confiscò i beni a vantaggio dello stato. Al tempo stesso, tuttavia, non accettò mai il principio della tolleranza religiosa. Rinnovò anzi il decreto di Carlo VI che puniva severamente l’apostasia (1754) e ordinò la deportazione di protestanti in Ungheria e Transilvania. In politica estera, dopo il successo diplomatico rappresentato dal trattato di Versailles, dovette far fronte alla guerra dei Sette anni (1756-63), che si concluse con il riconoscimento del dominio prussiano sulla Slesia e con un rilevante ridimensionamento del ruolo egemonico dell’Austria nel mondo tedesco. Da allora i suoi progetti in politica estera si fecero più cauti, anche per far fronte ai problemi interni. Dalla prima spartizione della Polonia (1772) Maria Teresa ottenne la Galizia. Dopo il trattato di pace russo-turco del 1774 poté acquisire la Bucovina. La rivendicazione di alcuni territori della Baviera alla morte dell’elettore Massimiliano III determinò lo scoppio di un breve conflitto con la Prussia (1778-79), che non portò all’impero significativi ampliamenti territoriali.