Marcuse, Herbert

(Berlino 1898, † Starnberg 1979). Filosofo tedesco. Esponente della scuola di Francoforte (collaborò agli Studi sull’autorità e la famiglia, 1936), divenne negli USA, dove si era trasferito in seguito all’avvento del nazismo, un punto di riferimento essenziale per intellettuali e studenti di tendenza radicale. Le sue opere ebbero grande successo nella contestazione giovanile degli anni Sessanta e contribuirono alla formazione della cultura della nuova sinistra. Unì categorie marxiste e psicoanalitiche nell’analisi della società contemporanea. Condannò il carattere repressivo e alienante del sistema capitalistico, che riduce l’uomo alla sola dimensione economica e all’efficientistico principio di prestazione, spacciando il consumismo per felicità. Intravide nello sviluppo tecnologico la possibilità di emancipare l’uomo dalla schiavitù del lavoro e di liberare le sue energie erotiche e pulsionali in una società totalmente rigenerata. Si distinse dal marxismo ufficiale del periodo sia per la condanna del sistema sovietico, sia per l’individuazione non più nella classe operaia, ormai integrata nel capitalismo, ma negli strati emarginati della società contemporanea (sottoproletari, studenti, razze e popoli oppressi), del soggetto potenziale del Gran Rifiuto rivoluzionario del sistema. Tra le sue opere: Ragione e rivoluzione (1941), Eros e civiltà (1955), L’uomo a una dimensione (1964).