Maometto

(La Mecca 570 circa, † Medina 632). Fondatore dell’islam. Orfano di padre e di madre ancora fanciullo, fu affidato alla tutela del nonno e poi dello zio Abu Talib, il padre del futuro califfo Alì. Intorno al 595 prese in moglie la ricca vedova Khadigia, da cui ebbe quattro figlie. Entrò quindi in contatto con gli esponenti di varie religioni – soprattutto ebrei e cristiani – che esercitarono una profonda influenza sulla sua formazione. L’inizio della sua missione religiosa, databile intorno al 610 e preceduta da periodici ritiri spirituali, avvenne secondo la tradizione in seguito a una rivelazione che egli affermò di aver ricevuto dall’arcangelo Gabriele sul monte Hira, nella cosiddetta “notte del destino”. Per circa tre anni (il cosiddetto periodo preapostolico) Maometto confidò le rivelazioni ricevute e le proprie esperienze estatiche a pochi fedeli: la moglie, il cugino Alì, Othman e Abu Bekr, futuri califfi. Tra il 612 e il 613 egli diede anche inizio alla sua predicazione pubblica, fondata su un rigoroso monoteismo e sull’idea della incondizionata “sottomissione” (islam) ad Allah (Dio), esortando alla purificazione in vista del giorno del giudizio e della resurrezione. Cominciò a predicare alla Mecca, presso la ricca e potente tribù dei coraisciti, cui egli stesso apparteneva, i quali perseguitarono il Profeta e i convertiti, privandoli dei diritti tribali, nel timore di veder scossi i propri tradizionali privilegi. Nel 619 morirono sia la moglie Khadigia (il Profeta ebbe in seguito altre mogli, tra cui A’isha, e varie concubine) sia Abu Talib. Maometto cominciò allora a maturare il progetto di abbandonare La Mecca. Dopo che un gruppo di abitanti di Yathrib, venuti a La Mecca per il rituale pellegrinaggio alla Ka’ba, si convertirono all’islam, decise di trasferirsi con i suoi fedeli nella città di Yathrib, che in seguito fu denominata Medina, ossia “città del Profeta”. La migrazione (egira) avvenne nel 622, che viene considerato il primo anno dell’era musulmana. A Medina il Profeta, che assunse funzioni di legislatore e capo militare, dimostrò notevoli doti di uomo politico e di mediatore. Nel 623 emise un editto che regolava i rapporti fra i vari gruppi religiosi della città: i musulmani di La Mecca, quelli di Medina, i pagani e gli ebrei. Egli impose una straordinaria innovazione per il mondo arabo, fondato sui legami tribali, stabilendo che tutti i “musulmani” a prescindere dalla loro tribù di appartenenza fossero tenuti a proteggersi e ad aiutarsi a vicenda: nasceva così il “popolo dei credenti musulmani”. Maometto stabilì poi che gli ebrei potessero professare liberamente la loro religione. Da Medina Maometto organizzò numerose spedizioni militari per consolidare il prestigio della città: importante fu la battaglia di Badr (624), considerata la prima vittoria dell’islam sugli infedeli, in cui i medinesi attaccarono le carovane dei coraisciti meccani che ritornavano dalla Siria. Le imprese militari del Profeta resero diffidenti e ostili i gruppi ebraici e i rapporti con essi peggiorarono, al punto che Maometto ne confiscò i beni e li cacciò dalla città. In seguito a questa rottura, egli mutò la direzione della preghiera canonica, precedentemente volta verso Gerusalemme, verso la Ka’ba, che egli stesso stabilì essere il primo tempio monoteista. Nel 627 i coraisciti tentarono un ultimo attacco contro Maometto: si allearono con le tribù beduine, raccolsero circa diecimila uomini e giunsero ad assediare Medina tentando di porre fine all’avventura del Profeta. La città riuscì tuttavia a resistere anche grazie alla costruzione di un fossato che diede poi il nome allo scontro decisivo con i meccani: la “battaglia del fossato”. Essa rappresentò la fine del periodo di consolidamento dell’islam e l’inizio della sua espansione per tutta la penisola arabica. Numerose tribù beduine si convertirono alla nuova religione e il Profeta, in seguito a nuove visioni estatiche, progettò il suo ritorno a La Mecca. Dopo un primo tentativo fallito, nel 629 compì, con duemila seguaci, il cosiddetto “pellegrinaggio minore” e nel 630 s’impadronì in modo incruento della Mecca, purificandone il santuario dai culti idolatrici e proclamandola la “città santa” dell’islam. Maometto tornò poi a Medina da cui condusse varie campagne volte a diffondere e a consolidare l’islam presso le tribù beduine. Nel 632 si recò per l’ultima volta a La Mecca, in quello che la tradizione ricorda come “il pellegrinaggio d’addio”. Pochi mesi dopo morì a Medina. Le principali fonti della sua vita – che presto si caricò nella tradizione successiva di elementi leggendari e fantastici – sono il Corano e la Sira di Ibn Ishaq, composta nell’VIII secolo e rielaborata nel secolo successivo.