Mann, Thomas

(Lubecca 1875, † Kilchberg, Zurigo, 1955). Scrittore tedesco. Fu uno dei massimi scrittori del Novecento (premio Nobel per la letteratura nel 1929). Nella prima fase della sua attività, caratterizzata da un’esasperata sensibilità estetica e psicologica, il suo latente conservatorismo politico emerse con la prima guerra mondiale, nelle Considerazioni di un impolitico (1918): un violento attacco alla democrazia “occidentale” in nome dello “spirito tedesco”, nonché un rifiuto della politica in favore della “cultura”. Negli anni della repubblica di Weimar divenne, benché non per intima convinzione, un sostenitore della repubblica e della democrazia, che vedeva minacciate dal fascismo (La repubblica tedesca, 1922), e auspicò a tal fine la formazione di un’alleanza tra borghesia e socialdemocrazia (Un appello alla ragione, 1930). Costretto a emigrare in Svizzera all’avvento del nazismo al potere (1933), iniziò nel 1936 a impegnarsi attivamente, al di fuori di schieramenti politici, in difesa dei valori di libertà e umanità. Durante la seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti dove si era rifugiato nel 1938, si adoperò intensamente, con scritti e discorsi, per la rinascita della democrazia in Germania. Nel romanzo Doktor Faustus (1947) tracciò una fosca parabola del declino della cultura tedesca.