manicheismo

Religione fondata da Mani, i cui seguaci furono definiti “manichei”. Il suo carattere è rigorosamente dualistico. La sua culla fu la Mesopotamia, dove si incrociavano molteplici influenze filosofiche e religiose. Il manicheismo fu il prodotto di una originale rielaborazione di elementi provenienti dallo gnosticismo, dallo zoroastrismo, dal cristianeismo, dal buddhismo, dal taoismo e dal platonismo. L’aspetto gnostico è legato alla dottrina secondo cui la salvezza ha il suo necessario presupposto nella conoscenza; il carattere dualistico alla convinzione che il mondo è oggetto della lotta tra il principio della Luce, il bene, e quello della Tenebra, il male. Dopo l’iniziale separazione dei due principi, questi si sono mescolati nel tempo presente. La rigenerazione del mondo sarà il prodotto dalla vittoria definitiva del bene sul male. I manichei dividono gli “eletti” – la cui vita è caratterizzata dall’astensione dai cibi impuri e dall’astinenza sessuale – dagli “uditori”, tenuti alla monogamia, alla pratica della non violenza verso i loro simili e gli animali, all’esercizio della preghiera, alla carità verso i poveri, all’osservanza delle feste comandate e alla confessione dei peccati dovuti all’incapacità di resistere alle miserie della materia. Il manicheismo crede nella reincarnazione delle anime dei non eletti, processo che sarà interrotto dalla vittoria della Luce, e nella condanna all’inferno dei perduti. Dopo la morte di Shapur I (272), i manichei vennero costretti alla clandestinità nell’impero persiano. In Cina, dopo un iniziale periodo di tolleranza, il manicheismo fu condannato nell’843. Nell’impero romano fu bandito da Diocleziano nel 297. Nell’impero di Bisanzio venne proscritto nel 527 con pena di morte per i manichei. Fu perseguitato anche nel mondo islamico a partire dall’VIII secolo. Mise invece radici in Mesopotamia, in Sogdiana e in Asia centrale. Qui nel 763 diventò la religione ufficiale dei turchi uiguri.